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RONDINI IRREQUIETE IL MARINAIO STANCO PRIMAVERA MINARETI 11 MARZO ROSE ROSSE SEDIMENTI SUPERFICIALITÀ
 

TORNANDO A CASA
FERITE PINETA AI GIARDINI SOLE D'INVERNO AL PUB ALLO ZOO AUTOSTRADA
 
NELL'ATTESA
 
FIGLI MEMORIE PROVENZA BISTRÒ MARINA MAREMMA PUBBLICITÀ
VENTO 4 AUTUNNO MEMORIE STAZIONE ATOCHA PINETA MAREMMANA LA LUCE DELLE STELLE GIRANO VOCI
 
FREDDO
 

29 LUGLIO
 
L'INCIDENTE NEL PRATO PIGRIZIA AL BILIARDO CATTEDRALI ANDAI DI DOMENICA  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AL BILIARDO

Schiocco secco
di palle bianche
che battono
e rimbalzano
e abbattono birilli
sul panno verde
un po' sporco
un po' consumato
del vecchio biliardo
che fiero mostra
nell'alcova di luce
le sue cicatrici
di sigarette
sul bordo dimenticate.

Punti scorrono
contati e rincorsi
da geometrie calcolate
da calibrata forza
e ore trascorrono
nel racconto di storie
sempre uguali e monotone
di vittorie improbabili
e di facili conquiste
e d'illusioni raccolte
sul fondo di un bicchiere.

 

 

 

 

 



ANDAI DI DOMENICA

Richiami della festa
s'accavallano al dolore.

Luci e colori di giostre
inframezzati a rintocchi lenti
grevi.
Ma la signora
non da appuntamenti
e come da focosa amante
quando il suo bacio arriva
non si va distante.

Così nel gelo m'abbandono,
ma sotto al cappuccio scruto
avrò almeno il diritto
di guardarla negli occhi

per un minuto?

 

 

 

 

 


 

CATTEDRALI

Scoscese scogliere
svettano sul mare
come gotiche cattedrali
nella morbida luce
dell'alba d'estate
e paiono vetrate colorate
le fioriture incastonate
nei canaloni a strapiombo.

Mentre i gabbiani
s'allontanano radenti l'acqua
per apprestarsi al giorno
come beghine che sciamano
dal portale dopo il mattutino.
29 LUGLIO

Privato dell'ansia dell'attesa
essendo tutto programmato
aspettavo in un corridoio
tra piastrelle sbiadite
passeggiando avanti e indietro
nervosamente
incapace a star seduto
serenamente.

Attendevo
nello scorrere di minuti lenti
e in testa mi frullavano
pensieri sempre più cupi
di possibili imprevisti tragici eventi.

Il tempo non passava

in quel 29 luglio non molto lontano

fino al giungere di quel pianto
e il volto sorridente dell'infermiera
che gl'incubi scacciava e trasformava
in lontana chimera.

Benvenuto Alessandro.

 

 

 



PIGRIZIA

Dalla finestra sul bosco
voltata a oriente
filtra la luce del mattino.

Verdi riflessi sul muro
dinanzi al cassettone antico.

Pigro mi rigiro nel piacere
di lenzuola fresche
che m'accarezzano
mentre da sotto giungono
rumori sommessi di stoviglie
e l'aroma del caffè.

 

 

 

 

 



 

L'INCIDENTE

Ho sentito lo schianto
delle lamiere l'urlo
e stridore di gomme ancora.

Dov'è mio figlio?

A casa se Dio vuole.


 

 

 

 

 


NEL PRATO

Nel prato
sotto alla finestra delle scale

nel cespuglio della lavanda
una manciata di farfalle.

Danzano, suggono, sfuggono
e si rincorrono nell'aria tersa
del mattino

sotto a questo sole tiepido
di un'estate così timida
da sapere ancora di primavera.

Un raggio penetra le fronde
basse dei tigli e si sofferma
sulle campanule viola.

 

GIRANO VOCI

Girano voci
che primavera incomba
coi suoi colori.

Soffia vitale il vento
a spargere pollini.
 

 

 

 

 

FREDDO

Freddi incanti
sono gli occhi tuoi,
gelida neve.

[occhi]

pozzi oscuri
dove l'ombra regna
su vuoti sensi.

[cuore]

bianco ghiaccio
che luce non riflette,
è il tuo cuore.

[mano]

solo ragione
spinge la tua mano
senza calore.

[amore]

è finta gioia
che mai vedrà il sole
di calda estate.

[risveglio]

tardi coscienza
muoverà i suoi passi.
freddo risveglio!

[rimpianto]

Buia tempesta,
nell'umido autunno
del tuo rimpianto.

 
PINETA MAREMMANA

Verde amplesso
tra odore di resina
e rosmarino.
 
LA LUCE DELLE STELLE

Ieri
rubavo la luce alle stelle
per farne collane per te.
Oggi
rubo ore alla solitudine
per cercare di ricordare
come s'intrecciano le collane.
Domani
non ricorderò nemmeno
perché le intrecciavo.
Ma in un tempo che non esiste
vorrei un'altra vita
per innamorarmi ancora
almeno mille volte
ed imparare di nuovo
a rubare la luce alle stelle.
 

 

 

 

 

MEMORIE



Profumo di pitosfori
e vividi colori
d'oleandri fioriti
a passata stagione
conducono i miei pensieri
e ricordi s'affacciano
a rallegrare la memoria
con lontani volti
e sapori
e profumi
che sono d'un altro tempo
e di un altro luogo
amato e mai dimenticato.

Grazie a voi
profumi e colori
che nel tempo
mi consentite di viaggiare
facendomi  per un istante
riabbracciare le figure amate
di un'epoca non invano trascorsa.

 

 

 

 

STAZIONE ATOCHA

Pizzica la pelle

nella pungente aria mattutina
nell'attesa dell'ora
che a quotidiana fatica avvicina.

Nell'aria tersa incombe primavera
annunciata dal timido fiorire
di tralci di pesco, nuvole rosa
tra il cupo rosso dei mattoni,
distrattamente sfiorati da occhi
ancora segnati per il tempo
al sonno rubato dai giochi d'amore.

Sguardi che indugiano
sui colori trascinati dall'alba
attraverso un finestrino sporco
nello sferragliare lento
che porta in stazione
e su quelle sfumature ti concentri
per non sentire l'afrore della calca
fatto di fumo aspro di sigarette
e di dopobarba da supermercato
comprato assieme a zainetti
e matite colorate per figli
che ora, sotto al medesimo sole,
pure cominciano la loro giornata

poi

più nulla

nemmeno il tempo per l'orrore.

 

 

 

 

 

VENTO 4

Vento soffia e
in coriandoli sparge
la mia allegria.
 
AUTUNNO

Foglie ambrate,
lo splendore autunnale
venato d'oro.
 
MAREMMA

File di pini
s'alternano a cipressi
che della macchia
son contorno e scenario
con cespugli di ginestre
e campi di grano.
E cielo e mare
si fondono nel vento
d'improvviso maestrale
che sabbia solleva
da spiagge selvatiche
a smerigliare legni
dalla corrente abbandonati
per incuriosire i gabbiani
che svolazzanti
si tengono lontani
tra i turchesi del cielo
e gli smeraldi di mare.
Con questi colori
Maremma mi parli
e ancora m'incanti
come fu nel tempo andato
perché poche altre,
come te, io ho amato.

 

 

 

 

 

PUBBLICITÀ

Vendono sogni fasulli
e illusioni da comprare
a prezzo di listino.

Regalano immagini di vita
falsa in offerta speciale
fatta d'unghie laccate
che non si spezzano a scopare
e di tacchi a spillo
su pavimenti a specchio
e illusioni di vita facile
da provare a metà prezzo

Mostrando culi vendono viaggi
e detersivi e altre patacche
all'ombra di seni rifatti ad arte
e carnose labbra impiegano
allusive ed ammiccanti
per dei semplici biscotti croccanti

Così in quest'orgia
di folli apparenze
dove un catalogo
ha più sesso in mostra
d'un pornogiornale
poveri spiriti si perdono
nei tunnel del banale
non concependo più vita reale,
o quell'essenza normale,
calpestata in pozzi
d'alcol e d'anoressia
per quell'essenza morale
ch'è fuggita via.


 

 

 

 

BISTRÒ

Negli odori
di birra ed anice
si disperdono
vecchie canzoni roche
per fumo di tabacco.

 

 

 

MARINA

È mare azzurro
al margine di sabbie
fini e candide

fiancheggiate da dune
e pinete profonde.
 
MEMORIE

Sogni sbiaditi,
che son solo cimeli
del mio passato.
 
PROVENZA

Tra i profumi
dolci della lavanda
si ascoltano
da una fisarmonica
vecchie ballate tristi
NELL'ATTESA
(quasi cronaca di un memorabile viaggio)



Scorrono giorni di sale
in questo autunno mite
disegnato da voli di gabbiani
su rossi tramonti e tenui pastelli d'alba
nell'apparente assenza di tempesta.

Giorni assolati che attendono
nubi nere calare da nord-est,
con pigra superficialità
vinta solo da curiosa attesa.

Senza vento il sole non basta
a spiegare la mia vela
e quella io voglio per andare lontano
senza la puzza di olio bruciato
senza i rimbombi di un motore
ascoltando soltanto quel vento
che mi porta il profumo di te,

[Maremma].

 

 


 

FIGLI

Patetici figli di una storia falsa
mai realizzata, seppure scritta
dall'apocrifa arroganza
di chi giusto vincitore s'appella
e seme di menzogna spande
come rubizza cappella.

Patetici figli di una rivoluzione
grande madre di ogni illusione
che d'invidia e sfaticata inazione
fate di vostra vita filosofia
odiando chi ciò che vorreste essere
ai vostri occhi pare che sia.

Patetici figli di una puttana
senza sogni e senza dio
che d'odio v'ha nutrito alla lontana
in culle d'egualitaria arroganza
d'odore di morte tanto fetide
da farvi amare violenza come danza.

Patetici figli dell'ignoranza
che altrui vita disprezzate
nel livore mantenuti in gran paranza
da sfruttatori e parassiti d'apparato
che vi si fanno padri e zii
e parenti saggi d'ogni grado.

Patetici figli di miti fasulli
che di ogni estremo fate religione
nella ricerca dei settimanali sballi
e quando stanchezza e adrenalina frulla
e falsa vita pulsa, seguaci vi fate
di piatta moda che pensiero annulla.

Patetici figli di questo tempo
che maledetti tornate strisciando
dai vostri paradisi senza scampo
giustificati da diffusa imbecillità
fate di vostro stato una bandiera
per rifiutare l'altrui umanità.

Patetici figli di chi amico vi si è fatto
senza sapere essere ne padre ne madre
tali resterete finchè non troverete un atto
che dal mondo vi porti qualcosa d'amare
si che sincero affetto odio sconfigga
ed alla vita vi faccia tornare.


 

 

 

 

SUPERFICIALITÀ

L'amor disperde
la superficialità
di un inverno

che nel sole s'illude
d'essere calda estate.

 
AUTOSTRADA

Stridenti lampi
lamiere colorate
rotte e contorte.

Tra acri fumi neri
i sogni interrotti

 

 

 

 

 

RONDINI IRREQUIETE



Voli di rondine
inseguono sogni,
tra candide nuvole,
tra strati di vento
e di solitaria passione,
per quei tuoi sguardi,
promessa di vita
e stimolo di dolore
che nulla appaga,
in questa afosa serata,
fatta d'angoscianti ricordi,
di spazi di libera follia,
di mente lucida,
di voglia ritrovata di vivere,
di amare,
di volare.

Voli di rondini
che a casa tornano,
nell'irrequietezza del giorno,
spinte d'affardellati obblighi
e da stupide abitudini,
così,
mentre chi di me si fa carico,
anela a tranquillo riconoscimento,
io evado,
fuggo,
da torpida routine,
per torbido richiamo
di odalische sfuggenti
che anima strappano e lacerano,
con unghie affilate,
come pensieri di pazia,
in spazi angusti,
privi d'alcuna armonia.

Svolazzi stanchi,
di rondini irrequiete,
recalcitranti,
silenziose,
amanti della notte
che spirito,
inducono a trasfigurare,
in dissoluto incanto,
nella pace,
nel silenzio,
per osceno grigiore,
che d'opulente forme ammantato,
inganno reca a chi
l'amore scaccia.

 

 

 

 

 

 

IL MARINAIO STANCO



Come stanco marinaio
seguo il canto delle sirene
e sono condotto
da un vento travolgente
tra scogli affilati
dov'è facile affondare
ma li
io inseguo chimere
tra spruzzi salmastri
e vecchie bufere
per sfuggire plaghe
di stagnante bonaccia
dove nemmeno il mare
riesce a fluire.

 

 

 

 

 

 

PRIMAVERA

Torna ridente
vanità di colori,
mia primavera.

 

 

 

 

MINARETI

Mortali note
lugubri suonano
da minareti
che lontani dall'uomo
minacciano la vita.
 

11 MARZO

Mia è la città che respiro.

Mio il tempo con essa vissuto.

Mia nelle case e nelle piazze,
nei palazzi e nelle vie
che riconosco al tatto
e per gli odori e i colori di sempre,
come fosse madre e sorella
e moglie e amante

oggi violata.

Con te io piango
i vagoni squarciati
dalla follia della bestia barbuta
e i sogni interrotti
e gli affetti stroncati
e affondo nello sgomento
così forte da cancellare l'odio
e rendere vana ogni voglia
di comprensione.
 


 

ROSE ROSSE

In un'alba fredda
sbocciano sui binari
le rose rosse

che bestia ha piantato,
maledetta dall'uomo

 

 

 

 

SEDIMENTI

Volti scordati,
abbandonati e ritrovati
volti mai lasciati.

Sedimenti di ricordi.

Volti di persone,
come sassi di fiume accumulati
sulle sponde dalle piene stagionali.

Tra di loro scorro
a volte con rapido distacco
a volte lento
ad accarezzare ricordi di volti
che hanno intrecciato
la loro vita con la mia,
che qualcosa hanno lasciato
ed altro preteso e conservato
come sedimenti di fiume,
volti indelebili del mio passato.


 

 

 

 

 

TORNANDO A CASA

In questi giorni le tue lettere ho consumato
leggendole mille e mille volte ancora
fino a vedere nelle pieghe ormai lise
l'inchiostro schiarito e sbiancato.

Le tue parole ho bevuto d'un fiato
come vino novello d'ultima vendemmia
dal sapore vivace e profumato.

Ad occhi chiusi ho passato le dita sulla carta
sentendo la tua pelle calda e amata
fremere e ricambiare con mani affannate
forti e ritmiche carezze innamorate.

E sogno mi ha colto e a te portato
A consumare baci tra ansiti di gioia
In un arcobaleno da promesse colorato.

Così, perso nei pensieri profumati di speranza
il tempo è trascorso fino a risveglio brusco
fatto di quotidiana routine e grigia danza
tra sguardi vuoti e persi in un cielo corrusco

che disegnano sui finestrini viaggi impossibili
tra i ghirigori sgocciolanti tracciati dalla pioggia
in un freddo bus affollato da sogni invisibili.

 

 

 

 

 

FERITE

Ferite chiuse
dimentichi nel tempo
salvo ritorno
di sogni più agitati
che ancora dolgono.

 
PINETA

Frinir di grilli
tra odore di resina
e rosmarino.

 

 

 

 

 

AI GIARDINI

Bianchi marmi
dagli sguardi fissi
vigilano
su giovani labbra
che cercandosi
s'abbandonano
su panchine dure
a pronunciare
parole d'amore
tra abbracci
e impacciate carezze
e dita
che sotto ai maglioni
cercano calde emozioni
che si perdono nell'aria fredda
su ali senza forma
affannate
nell'inseguire la gioia
di quel contatto.

Bianchi marmi
che nelle sere d'ottobre
ammiccano
a penombre intime
di sogni sbocciati
in un vento che già
profuma di neve.

 

 

 

 

 

 

 

SOLE D'INVERNO

Sole d'inverno
accarezza la pelle
con passionale
delicatezza, come
le mie labbra su di te.
 

 

 

 

 

AL PUB

Acre fumo
grida d'amici
tintinnare di vetri
su appiccicosi banchi
s'inseguono
tra ombre
e penombre
a sussurrare  d'amicizia
e di passioni forti.
 

 

 

 

 

ALLO ZOO

C'era una volta
un bambino distratto
che andò allo zoo
con lo zio, quello sciatto.
Li vide tante bestie
gialle, blu e grigie di ratto.
Che felicità e che gioia
in quel giorno piatto!
E quando la tigre
fuggì di scatto
mangiandosi di colpo
lo zio disfatto,
il bimbo le corse incontro
e come un matto
gridava di gioia:
"che gatto, che gatto!"
Gnammmm!!

 

 

 

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