Salvatore Armando Santoro 
Note biografiche - Recensioni - I suoi racconti - Poesie 1-2-3

Miraggio Aspettando l’alba  Il dolore Il dono  25 APRLE 1977: Ore zero LEI DAVA L'AMORE
In quel momento a Lerici  LE ESTATI PASSATE SALITA CUPOLA  Pensiero  FIORI D'ARANCIO VORREI RITROVARE 
VIVERE SUI SENTIERI DI UNA SCUOLA UNA VITA UGUALE DONNE DI VITA PENSIERI LONTANI PASSIONI ANTICHE 

 

Miraggio


Afferrami la mano
e trascinami per le strade
del mondo
dove è ancora possibile
cogliere tenui tremori di pelle,
brividi gioiosi di felicità
racchiusi in fragili conchiglie
di argilla ricamati sulla rena
d’una spiaggia solitaria.

Ascolta con me
il mare che sussurra sui sassi
o urla tra gli scogli
parole d’amore
che solo tu ed io comprendiamo.

Fatti accarezzare dall’acqua
della risacca
che scivola sul tuo corpo
abbandonato su una roccia
baciata dal sole.

Ripetimi per un attimo
le parole d’un tempo
spogliate dal peso degli anni
ch’io ritrovi la mia primavera
e possa ancora guardarti negli occhi
mentre mi sorridi
e m’allunghi un sorriso.

Aspettando l’alba


In certe occasioni si attende l’alba
per vedere ancora una volta
le montagne colorarsi di rosa
e di turchino
ed i sole lento affacciarsi
dalle vette imbiancate.

Albe che non arrivano mai
inseguendo i pensieri più strani,
meditando se da un acciacco
si possa uscire o guarire
o, forse, morire.

Eppure spesso si irride alla morte,
altre si disprezza,
talvolta si vagheggia,
ma nel momento in cui
un male occulto ti assale
mediti sulle tante cose da fare
e sulle tue cartacce da mettere a posto,
oppure su qualcosa di personale
da distruggere.
Pensi anche agli amici
che non potrai più vedere
oppure a dei contrasti familiari
che vorresti appianare
prima di addormentarti per sempre.

Ed inseguendo queste tristezze
vedi l’alba spuntare
ed il sole colorare ogni cosa
accarezzandoti il viso
e regalandoti un po’ di calore.

Ed allora t’aggrappi alla vita
con disperazione,
con risoluzione,
e detesti la morte.

 

 

Il dolore


Il dolore non conosce frontiere!
Non ha diversità di razza,
opprime il corpo e la mente
al di là del colore della pelle
e del continente dove
nasce e cresce.
Il pianto di una mamma musulmana,
che piange i propri figli
periti nei bombardamenti,
non è diverso da quello
di una mamma americana
che si dispera per i propri figli
morti in battaglia
in una terra lontana e inospitale.
Il dolore non conosce barriere,
si rassomiglia ovunque,
anche nel mondo che è
degli animali.
Un corvo appollaiato
su una barriera d’una corsia dell’autostrada,
osserva mesto e soffre:
invano attende che la compagna morta
spicchi il volo.
Una pecora disperata bela
in cerca del piccolo che non trova più.
Una gatta al cielo alza il pianto
per un piccolo
che il padrone ha dato via.
Il dolore non conosce frontiere!
Colpisce con pari intensità
uomini e bestie.
Il dolore unisce i popoli,
ma anche li divide,
e merita rispetto.

 

 

 

Il dono

 


Oggi potrei regalarti
tutte le gioie del mondo.
Le mie mani
e la mia mente
costruiscono pensieri dolcissimi
che tuttavia non riescono a diradare
le ombre che circondano
questa dimora
assediata dal gelo.
Vorrei poter volare,
libero dai pensieri
che affliggono
questo angusto
angolo di mondo,
e distribuire i miei doni
ad una umanità
stanca d’aspettare la pace.

25 APRLE 1977: Ore zero


Cosciente come non mai
vivo per la prima volta 
un rapporto tra pari.
Ogni parola ha un senso
ogni movimento
un preciso significato politico.
Si, l'oppressione e' finita!
Mi sento uomo
solo per il sesso diverso
e non per l'inconscia
sicurezza di supremazia
che da millenni mi opprime.
Mi sento uomo
perche' riconosco
il ruolo d'oppressore
affidato alla specie
alla quale appartengo.
Mi sento uomo
perché ho capito
che tale espressione
é puro sciovinismo imbecille.
Mi sento uomo, infine,
perché percepisco chiaramente
la tua lotta di donna.
Che senso hanno
le parole vuote di contenuto,
le ipocrisie di un rapporto
tra impari?
Parafrasi vuote,
occasionalmente curate
di un conformismo borghese
che é destinato a marcire.
Vuoto il mio cervello
dei soliti fronzoli colorati,
con gesti meccanici
freddamente predeterminati.
No, mi rifiuto!
sono in rivolta
con me stesso,
con il mio "io" che si agita
nell'incompostezza
della perduta supremazia.
Tu, hai vinto, donna!
Hai vinto il mio modello
di maschio dominante 
che banalmente
recita una parte
che non gli é propria;
che gli é stata imposta
dalla violenza borghese.
Hai vinto 
nel preciso momento
che ho compreso
la tua libera scelta
per un incontro
che di conquista
non conserva altro
che la matura consapevolezza
di un rapporto tra pari.
Hai vinto
nel preciso istante
che la tua pelle,
tutto il tuo corpo,
non subisce
l'avvilente violenza
di una carezza
guidata dal mio istinto
di maschio,
ma ogni nostro momento
rappresenta l'ultimo atto
di una scena
interiormente vissuta,
di un dialogo vivo
dove parole, carezze, baci, orgasmo
sono la naturale conclusione
del nostro libero arbitrio
ad un rapporto tra pari.
Santoro Salvatore Armando
( Aosta 27.4.77)


LEI DAVA L'AMORE

Lei dava l'amore,
lo regalava
a secchi, a panieri.
Bastava un momento
e provar ti faceva
gioie e piaceri
al corpo e alla mente.
Lei non sapeva
cosa fosse il rancore,
rideva,
e gioiva per nulla.
Non sapeva cosa fosse
l'inganno,
sperava, credeva
ad un mondo sincero.
E lei restò sola,
con l'affanno
ed un figlio.
Ma dentro il suo cuore
non seppe mai odiare.
Perché lei dava l'amore
lo regalava
a secchi, a panieri.

Santoro Salvatore Armando
(Lillianes 27/02/2003 14.27)

In quel momento a Lerici 
(Agosto 2001)

In quel preciso momento
ho colto il tremore dell'onda,
il luccichio del sole sull'acqua,
il volo d'un gabbiano,
il saltellare d'un passero
sul muretto che s'affaccia sul mare,
lo sciacquettio dell'acqua
contro la fiancata d'una barca,
l'ondeggiar delle vele
ferme in porto,
il soffio del vento tra i capelli,
le grida d'un bambino,
l'abbaiar d'un cane,
il pigro movimento d'un ramo
ed il lieve ondeggiar dell'erba.
Ho colto le tue parole,
e il suono della tua voce,
in una giornata tranquilla
di mezza estate.

(Lillianes 20/02/2002 2.45)



LE ESTATI PASSATE

Davanti alla porta del tempo, 
rivedere le mie estati passate
nei carruggi intento a giocare,
quando le folli erano solo pensieri,
legati alle sagre del pesce
e al frastuono assordante
delle campane lontane.
Ricordo solo le barche, 
tante d'avvero,
che tutta la notte vagavano lente
come lucciole bianche sul mare,
e, all'alba, l'odore del pesce,
esposto sul molo,
frammisto al sudore acido dei pescatori,
e l'urlio scomposto dei sensali al lavoro.
E, poi, quasi nulla:
il passo felpato delle donne,
per i vicoli silenziosi,
per non turbare
il sonno dei loro uomini;
l'acre odore del fumo
che scivolava sui muri,
qualcuno, anc'or oggi,
coi segni neri di un tempo;
le reti spiegate al sole ad asciugare, 
che ingombravano una spiaggia quasi deserta;
il canto lontano dei garzoni
attorno alle barche tirate sull'arenile,
invaso solo da cesti 
e remi distesi come stanchi giganti assopiti;
il fruscio indolente dell'onda 
che scivola ancor'oggi sulle rocce del molo
e gorgoglia tra le gore,
formicolanti sempre di bimbi vocianti
alla ricerca di granchi e molluschi.
E, poi, davvero più nulla:
solo un tiepido sole,
che accarezzava il giorno morente,
e la spiaggia di nuovo affollata
di pescatori che prendevano il mare.

(Campo Tizzoro 08/06/99 14.04)

 

 

SALITA CUPOLA 

Ho ancora negli occhi il selciato
di una stretta stradina
che si inerpicava 
fino alla casa degli Assumma.

Quel muro di cinta
tante volte saltato
nelle nostre scorribande
infantili.

Il sole caldo dell'estate
ed il freddo vento
della tramontana
che mi gelava i ginocchi scoperti
al di sotto dei calzoni corti.

Il canto di mia madre
e le urla sgraziate
di mio padre,
sempre prepotente
e cattivo.

Il profumo delicato
di un "fior d'angelo"
cresciuto
in una tinozza di legno.

E poi la gente,
la mia gente vicina,
che accorreva al bisogno di tutti,
che riusciva allora
a commiserare la miseria degli altri,
dimenticando la propria.


(Campo Tizzoro 17/06/99 1.15)

Pensiero


Sfoglio i tuoi libricini,
e li accarezzo, 
mamma,
libri invecchiati,
di polvere coperti,
con le pagine qua e là 
consunte e stinte.
Apro la nera copertina,
con incisa una croce
ed una scritta in oro,
e dentro,
mesto rileggo una preghiera.
Io, 
si mamma mia stanca,
son'io che leggo la preghiera
che da bambino sussurravi mesta,
la sera,
seduti attorno a una caldana
in una casa 
ormai vuota e lontana.
Io,
che non prego più
da tanto tempo,
che mi rivedo bimbo
e che pio ascolto
la vita di San Giovanni Bosco.
T'ascolto!
E la tua voce si confonde,
addolorata e flebile da lungi,
col forte ruggir del maestrale
che gelido s'aggira per le case
di questo vecchio borgo di Maremma,
e si disperde tra la densa nebbia
ch'umida e fredda sale su dal mare.

(Boccheggiano 27/10/2002 1.50)

 

 

FIORI D'ARANCIO

Chissà dove sono fuggiti
i profumi d'un tempo
che all'alba carezzavano
le vecchie dimore
affacciate sulle fiumare.
Quel candido vello,
che ricamava il verde
dei limoni
e regalava delizie 
ai pastori,
s è rifugiato in antri
custoditi dal tempo
e non offre più
tenerezze alla vista.
Allungo la mano
nell'archivio della memoria
alla ricerca di pallide corolle
che ormai appaiono sfuggenti
e non più raggiungibili.


(Lillianes 19/02/2003 9,02)

VORREI RITROVARE

Vorrei poter ritrovare
le parole che un tempo
infiammavano i miei versi,
schizzi di ceneri ardenti,
melodie senza musica
ardori senza fuoco.

Solo visioni notturne,
riggirandomi in un letto 
madido di sudore.
Albe che tardavano ad arrivare
in attesa su gradini coperti di stelle
e di petali di fiordangelo profumati.

E poi un mare terso
che aspettava le nostre urla di gioia,
e le carezze dei bagnanti
per non sentirsi mai solo
e giocare con noi.

E ritrovare le ragazze sorridenti
che lanciavano messaggi in silenzio
all'innamorato indifferente
sdraiato sulla spiaggia.

Oasi perdute negli affanni 
della vita che travolge i sentimenti,
che affoga i piaceri,
ma che a momenti
ti ricorda che tu esisti.

(Lillianes 26/01/2003 10.30 )

 

VIVERE

Voglio vivere
la mia vita
così, senza pensarci,
con le nuvole
che si addensano e schiariscono
come l'acqua impetuosa dei fiumi
passata la bufera.
Voglio vivere
la mia vita
pensando che il domani
non scandisca più 
suoni di guerra
o stragi nelle stazioni,
che sia privo di miseria
e di tribolazioni.
Voglio vivere
la mia vita
sdraiato sui prati
a respirare l'aria profumata
dalle viole primaverili
e non ammorbata
dai fumi pestiferi
delle fabbriche della pianura.
Voglio vivere
la mia vita
sognando una gioissa fratellanza
d'uomini liberi.

Campo Tizzoro 23.5.95 h. 20,30

SUI SENTIERI DI UNA SCUOLA

Sui cespugli di biancospino,
anche la neve si accompagna
alle bandiere di plastica
che sventolano
attaccate alle spine.
Strano segnale d'una civiltà
dove l'incuria della gente
e l'abbandono 
della natura a se stessa
sta creando immagini
sempre più raccapriccianti
d'un mondo di spazzatura
che ormai avvolge ogni cosa.
Due giovani innamorati
non hanno neppure il buon gusto
di immortalare la foto coi loro ricordi
con uno sfondo migliore.
Tanto è il senso della desolazione 
e dell'abitudine all'abbandono totale
che non s'accorgono neppure
del cattivo ricordo 
che trasmetteranno agli eredi
di una foto 
scattata dietro un rovo fiorito
incorniciato da stracci 
di plastica svolazzanti.
Rimango anch'io impotente
ad osservare i rami fioriti
che affogano in silenzio 
e dondolano sempre più piano.


(Campo Tizzoro 13.4.1998 h. 16)

 

 

UNA VITA UGUALE

Sposa mia, ti sento,
mentre nella solitudine
dei miei pensieri,
nell'immensità 
delle possibilità di evasione
che mi offre il mio elaboratore,
batto ritmicamente la tastiera
e compongo i miei pensieri
col sentimento delle mie passioni.
Ti sento, già così presto,
affaccendarti anche sulle mie cose
ed una tenerezza immensa m'opprime.
Avverto l'inutilità
della mia immobilità
davanti ad uno schermo,
bigio ed insensibile,
e le colpe della mia pigrizia
mi rimbalzano in petto
come i giochi del pallone
che il computer
a volte mi presenta.
Non so se basta,
ma il tuo curare le mie cose 
apre il mio cuore 
al grande affetto che ti porto,
e se la voce tua 
interrompe l'intensità
dei miei pensieri,
scusa il mio sciocco sgridare,
la presunzione che solo conta
questo inutile tempo
ch'io trascorro in silenzio
rubando, ai tuoi interessi,
i momenti migliori
del nostro vivere insieme.
Ma pur nel mio silenzio,
odo la voce tua
che questo cuore
empie di vita e amore,
sempre!

Santoro Salvatore Armando
( Aosta 1.1.1993 - h.10,30)

- Pubblicata nel volume "Cara Famiglia" edito dalla Keltia Editrice di Aosta (Collana di Poesia e letteratura romantica) - Ed. 1995 

 

 

DONNE DI VITA

Maria, 
povero nome, 
sussurrato nell'ombra d'un viale,
al freddo soffiar del maestrale,
al tenue chiarore d'un lampione.

Maria,
docile e vinta,
ogni sera replichi il copione
della donna allegra, generosa,
recitando una parte disgustosa
per attrarre un possibile cliente.

Tratti,
concordi il prezzo
di una prestazione sconveniente,
per un attimo di piacere amaro,
che simuli col tuo amante ignaro
per rendere credibile un rapporto.

Maria, 
donna smarrita,
che t'inchini con umiltà e trasporto
davanti al Cristo prima d'uscir la sera
e reciti sommessa una preghiera
mentre passeggi tra i platani sfioriti.

Preghi,
forse, tu un Dio
che non distingue tra cuori pervertiti?
Tra quello d'una borghese interessata
e quello d'una donna sfortunata?

Per questo
io ti stimo, Maria;
colgo la tua sofferta decisione
di simulare voluttà e passione
stando col tuo cliente occasionale;
e poi ti segni...
quasi ad allontanar da te ogni male.


(Lillianes 25/02/2000 22,35)

PENSIERI LONTANI

Regalarmi ancora una volta
la splendida visione
di un'alba che sorge.
Di nuovo
catturare il roseo colore
che accarezza la linea dell'orizzonte
sul mare,
disegnando avanescenti
pennellate di luce
sulle onde ancora bagnate di notte.
Bere avido
il tenue chiarore che sale
increspando d'argento
le onde che si rincorrono lievi
come infiniti ali di farfalla
frullanti per l'aria.
Attendere 
che l'astro fulgente
cancelli l'ultima ombra
che abbraccia ancora la spiaggia.
Inseguire 
il volo radente dei gabbiani
e tuffarmi nel mio mare
alla ricerca di attimi di libertà
persi in un ripetersi di miraggi
lontano dalle false idealità
di profeti avari di aurore.

(Campo Tizzoro 26.10.1999 - h. 1,23)

PASSIONI ANTICHE

Allungai a mano
e nel sonno il corpo tuo palpai:
carezze antiche
e baci ormai sopiti
rinvennero dai fiordi della mente.
Vagai nel dormiveglia
sul fiume dei mei anni:
morbide sensazioni di pelle vellutata
e dolci pensieri di affetti mai scordati
tornarono nel cuore prorompenti.
Ansie ed impulsi antichi
e tradimenti,
movimenti del corpo nel buio d'una stanza,
gridoline di gioia e di piacere
rimbalzarono sui muri
d'una casa ormai lontana
e mai dimenticata.
Il sonno scese lieve
e un mare di passioni 
avvolse la mia mente.
Passioni sempre vive
per un amore mai dimenticato,
per certi baci 
ancora vivi e caldi sulle labbra,
per un soffuso odore della pelle
confuso tra il sudore,
mischiato al nero scomposto dei capelli
sciolti sui seni bianchi e affusolati.
Quelle passione antiche
che pulsano insistenti
in certe notti bianche a ripensare
onde di mare e mormorio di gente,
movenze rapide del corpo e della mente.
E poi l'amore che schizza per la stanza
sopra il tuo corpo
che ormai non sa di niente!

Santoro Salvatore Armando
(Lillianes 31/01/2003 11.45

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito     

          | 

(Campo Tizzoro 26.10.1999 - h. 1,23)

PASSIONI ANTICHE

Allungai a mano
e nel sonno il corpo tuo palpai:
carezze antiche
e baci ormai sopiti
rinvennero dai fiordi della mente.
Vagai nel dormiveglia
sul fiume dei mei anni:
morbide sensazioni di pelle vellutata
e dolci pensieri di affetti mai scordati
tornarono nel cuore prorompenti.
Ansie ed impulsi antichi
e tradimenti,
movimenti del corpo nel buio d'una stanza,
gridoline di gioia e di piacere
rimbalzarono sui muri
d'una casa ormai lontana
e mai dimenticata.
Il sonno scese lieve
e un mare di passioni 
avvolse la mia mente.
Passioni sempre vive
per un amore mai dimenticato,
per certi baci 
ancora vivi e caldi sulle labbra,
per un soffuso odore della pelle
confuso tra il sudore,
mischiato al nero scomposto dei capelli
sciolti sui seni bianchi e affusolati.
Quelle passione antiche
che pulsano insistenti
in certe notti bianche a ripensare
onde di mare e mormorio di gente,
movenze rapide del corpo e della mente.
E poi l'amore che schizza per la stanza
sopra il tuo corpo
che ormai non sa di niente!

Santoro Salvatore Armando
(Lillianes 31/01/2003 11.45

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito     

          |