Giampaolo

le sue poesie - Poesia visiva

 

 

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M'era parso d'incontrarti, si, credevo che i nostri occhi si fossero aperti e visti, per un attimo, era un ballo di fine estate. Indossavamo abiti inusuali, il tema della festa era"i colori che accompagnano la fine della calda, esausta stagione". Di certo non suonavano i Righeira ma quell'estate stava davvero finendo, ridemmo al pensiero di quell' incontro quando sotto gialle foglie d'autunno ci abbracciammo per sempre, per l'ultima volta vivendo. Voglio concentrarti in questo attimo per tutti, voglio rubarmi un attimo e regalarlo al nostro mondo. C'è stato un momento di musica sinfonica, era forse Chopin, forse un'orchestra gitana, forse una danza tribale, un rock angelico, c'era tutta la possibilità che fosse la colonna sonora della nostra amicizia, della nostra prima volta che si incontra qualcuno con un cuore che batte in controtempo al nostro, quasi stonandolo, affiancandolo, completandolo in un'insolita stereofonia. Ci siamo parlati senza sentirci le voci, ma i gesti erano labbra che mimavano un discorso sotteso di poesia e incapacità di sentirsi splendidi, spontaneità e vanità, luccichii e ombre dilatati.
Non ci muovevamo più ma danzava ogni cosa intorno. Non ricordo più perchè il vento era scomparso, ma l'aria era vento, noi eravamo sottili fili d'aria pesantissimi, luci artificiali senza prese elettriche, raggi di sole elettrificati, eravamo due persone attente e troppo impaurite fino ad un secondo prima e diventammo qualcosa che non ricordo e non spiego, ma che sono e tu sei, dal secondo successivo alla trasparente stretta di mano che ci legò fuori, nel prato, con una luna talmente partecipe e schiva, discreta e invadente da farci sentire osservati ma da qualcuno che erano i nostri stessi occhi. Un volto nuovo, una luna e mille stelle, due allucinazioni viventi, ecco in cosa ci smaterializzammo.
 

 

 

 

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