Adolfo 1-2-3-4-5-6-7-8-9 
i suoi racconti

 

stasera

tempesta

nebbia d’inverno 

x files 

uomini piccoli 

il faro 

….i primi silenzi…. I tuoi anni nel giardino……..vanno ancora

il carnevale

straniero 

…..tutto scorre

è tardi per i ricordi

fiori rari ci saranno  la strada  le amiche  Da qui i sogni… la strada nella risaia rossa
<Stasera è più tenera la terra.

 

Si smorza negli occhi la paura

e come l’uva appesa nella vigna

attende stretta a sogni antichi

perduti odori tra le rade case

sui sentieri dove nascono le rose.

 

Fuggita sopra il colle tra gli stecchi

la brada madre al passo

del cacciatore tra le foglie morte

per la vita più non trema

nella attesa dell’ombrosa sera.

 

Nulla si dibatte nella mente

che senza posa oscilla nella vita

e un inavvertito sonno

trasforma i sibili del vento

in esili invisibili racconti.

 

 

nebbia d’inverno

La nebbia d’inverno gela nel fossato

e al ghiaccio s’agita il muschio sul dirupo

increspato tra le chiese sconsacrate.

In un’aria strana barbagli senza tregua

incendiano le cose e rosso il tramonto

mulina nell’arco della mano e con il fiato

tra le dita il sole si raccoglie appena.

 

Afona illusione quella sera quando

prepotente come l’immagine su una tela

con i tepori di giugno e preziosi colori

mi trascorse dentro di un sogno il tempo. 

 

Poi un impietoso pallore distrusse

i tuoi esili tratti tra i riflessi diseguali

di una lampada al fitto roteare di grigie ali

e il dissipato sonno nella notte t’addensò

tra i volti antichi di un libro in bianco e nero.

 

Ora storie del tempo senza tenebre

percorse a grandi passi tra gli eroi

saccheggiano la memoria che s’invischia

al lento moto e gonfia d’ansia riporta

con mille maschere i ricordi appesi.

 

La verità dei ricordi alla mente non s’addice

se la luce non l’annoda alle vecchie case

con i vicoli persi in un’esistenza senza tinte

ma forse così si nega un’inutile sofferenza

alla vita che trepida ci spinge.

 

Dal ponte lo sguardo incrocia torvo il fiume

a tratti placo scompare e dove

al sole flette l’ansa tremulo riappare

per un tranquillo istante di invisibili silenzi

che la vita laggiù ritorna per non morire.

 

 

 

uomini piccoli

Gli uomini piccoli odiano la solitudine

e stanno tra le cose che non servono

agitando sonagli nell’immenso vuoto.

Stentate parvenze senza memoria

appese al vallo di un fossato parlano

parole fitte del proprio vaneggiamento.

Ravvolti  nella bassura sempre più nani

pensano ad una moribonda gloria

per ardere nella vita che li disdegna

mascherati da immortali in una recita

di marionette e teatranti senza ombre.

Con schianti assordanti e secchi riflessi

nello specchio della palude tendono le reti

e tra fumi acri latranti cani tirano i carri

con le loro bare mostrando i denti.

Salutano senza labbra alzando il mento

con lo sguardo di uomini potenti

attardati al tempo in un sole di torcia

per un vento che mai spirò nel loro inferno.

A barbagli esecrandi si rafforza il buio

di un cielo cupo ove non nascono i tramonti

e ogni ape muore senza aver mai portato

il dolce fardello rubato ad un fiore.

Amano donne dai grandi ventri

Madonne parlanti che guardano in cielo

e sfaldano l’aria in bolle senza luce

soffiando per un istante garrule parole

come sonagliere  ingorde e pesanti

da riempire il tempo con morti sospiri.

Mentre la luce si scrolla dalle cose

l’ombra tarda lunga accorre

tra i dirupi ove scende il gelo.

Distrutto il tempo della memoria

la crespa oscurità sopraggiunge

dal baratro dove si perde il flutto

di chi fantoccio vi affonda la vita.

Disfatti uomini dalle facce mutanti

muti nemici senza senso

già storpi sì rivoltano morti nel fitto

dei lezzi lasciati al loro pesante passo

e i colori del giorno cupi raggelano la sera

in un carnevale che nega loro l’esistenza.

Nel mondo che cede vecchi i domani

ruotano piccole le ore delle loro stagioni

togliendo al tempo anche la tristezza

di un’antica vita non vissuta.

Ogni cosa giunge sempre nei ricordi 

e forse in albe di campane e di pietà lontane

si ricompongono le melanconie dei liberi

desti al suono più lieve di un leggero vento.

 

 

straniero

Cede il fosso all’addensato grigiore

dei turbati colori ancora a tratti

sul campo in un aria scesa lenta

accanto al molo dove la noia

batte tra le barche vuote.

                                     Un volo.

È l’ora. Giorno e sera.

Dove tutto è uguale risalgono

rapide le ombre e i cavalli

balbuzienti scompaiono liberi

traverso il campo con i pioppi. 

 

Il sole a schegge sul pontile

s’impiglia alla lunga balaustra

e nell’istante la tristezza

delle donne sulle logge del paese

addita ogni cosa che si nega.

 

Dai pensieri spersi nel silenzio

ritorna disfatto il sospiro

sconosciuto alla dolcezza

forse la vita è il giorno nella sera

che sempre straniero nei tramonti

ricerca ogni suo diffuso senso.

 

 

 

 

è tardi per i ricordi

Con la grigia ansia dell’inverno

zampano i cavalli sui fangosi campi

e fermi tra i freddi fumi e gli alti pioppi

dove ogni colore della vita è breve

si confondono i stillati silenzi della sera.

 

Cupo al gelo si consuma l’incerto giorno

negli umidi fossi con una sciocca luce

e sulla bassura si scaglia il cielo con barbagli

rari di memorie in un turbine che raggela.

 

Anche se la mente arretra ecco la sera.

Bluastra l’aria balugina scura a tratti

con riflessi strani e la pianura accorda

gli scrosci dei canali che sorseggia.

 

Si vuota appena l’uscio e nella casa

alla polverosa luce di una lampada

un ricordo inatteso avanza…. Ritratto…

..si smorza... Là …nel piovasco…tra le cose.

 

La pioggia allaccia le foglie morte

e fredda batte con impassibile fatica

il tempo della scoscesa vita… È triste

anche il canale senza le barche.   

 

S’abbuia un po’…..e umida la terra accosta

lo sguardo alle lontane tristezze

con i voli anneriti sui canneti. È tardi

per i ricordi e i cavalli zampano ancora.

 

 

 

fiori rari ci saranno

Se tu seguitassi il mio tormento

saresti come il gelo dell’inverno.

E se breve tu vacillassi i miei occhi

avrebbero uno sguardo senza senso.

 

S’imbarca ogni cosa con la tristezza

per un immenso mare che discende

nel dolce inferno dei pensieri

ritagliati al trepido passare della vita.

 

Rabbrividisce la speranza…e…

schiava tra la folla delle malinconie

aggrovigliata a spersi amori

per un istante ci sospinge.

 

Crudele…identica…. ogni sera ritorna

l’irrequietudine con le ali degli uccelli

diversi da quelli che ieri imperturbabili

scivolavano con il tempo altrove.

 

Se la noia piano uccide

nella memoria si scavano le cose

sedute accanto ai sogni

lasciati dentro senza un grido.

Allora torneranno i giorni

come fili d’erba nel deserto

e fiori rari ci saranno

a riportare l’esistenza che ci plaga. 

 

 

….i primi silenzi….

 

S’ascoltano i primi silenzi di un’aria inquieta

...e sussurrano mesti gli odori delle tante cose

di un autunno che ancora non si vede.

 

Si scorda l’estate e la nebbia fruga tra i fossi

e gli alberi allora si scollano dalla terra per voli

senza posa……..

Forse se ne vanno…con i grigi stormi

nel grigio cielo…… frugando il sottile orizzonte

incerto tra le brume……..

 

………………………..Ogni ombra vacua cede

ai chiaroscuri attenti di brevi giorni protesi

con la mente senza allegrezza ai ricordi sciolti

negli uggiosi campi della fangosa terra.

 

E una barca vuota scuote le ubbiose canne

con la tristezza di un onda greve …….fuggita

dal reliquario di acque immote ove affonda

l’amarezza consueta che ci avvita.

 

Così la vita  …con un vento che stride

tra alberi ignari …..…abbattuti …………

………..senza ventura……... s’allontana

dal limitare di un orto ove una casa arretra

nel velo di una pioggia che s’infitta sulle cose

come le amarezze diffuse delle vita.

 

 

nel giardino……..vanno ancora

 

Un bambino ……il giardino …..

le peonie, le dalie, l’arco delle rose

e le campanelle suonare

il mezzogiorno sempre

per il bosco di gelsomini sul viale,

gialli, bianchi, i gigli … colorati,

le bordure tra i sassi delle lumache

e il pergolato dal riverbero dorato

sul tavolo di pietra venuta dal mulino.

Dagli occhi celesti la Nonna, ferma

nella sua mutezza guarda

il Nonno, sul cancello di legno,

attaccato con i cavicchi allo steccato, 

per la passeggiata nel paese.

 

Un trenino di formiche,

sul muretto la stazione, la galleria,

il magazzino con tanto grano

e il chiacchierio da lontano

tra le foglie della vite ….Un saluto

alla stazione e dal magazzino vanno

con l’enorme fardello di un grano.

……………………E vanno ancora

.….senza la Nonna e senza il Nonno

e senza Tanti …… ancora andranno.

 

(IL GIARDINO DEI NONNI -1953)

 

 

Da qui i sogni…

 

Un fosso……..le grandi foglie …….

……….Il tepore di una natura muta.

Appese alla d‘orata luce di quell’ora

che la mente s’acquieta …nascoste….

in una coltre evanescente…….le memorie

di ricordi lievi tra felci e acque,

………………………………..dolci dilagano.

 

In questo piccolo mare, dai grandi ombrelloni

verdi….. il vento non addensa nubi e…..

le onde dalle tante tinte …fanno l’immenso,

dove chiudere gli occhi non è morire…..

………….ma sognare, sognare …..sognare.

 

Gocciola lenta, da questa volta immota,

mossa appena da sottili respiri, l’esistenza

di una terra solitaria senza tempo,

ove ogni reliquia scompare con un volo

che si perde nell’eterno. Si vive un istante.

 

Da qui i sogni… le storie…il fuggire che ci salva

dai silenzi inanimati e dalla fine che ci inquieta.

In questo mare i segreti sembrano più vicini

alla verità come i grandi girasoli al cielo.

  

(la ricerca dei funghi 1959/60)

   

 tempesta

Balugina…. È là… dirama il sentiero…

nella bassura… ove si perdono le cose.

Le ansie di memorie antiche si urtano

con l’irrequietudine della terra.

 

Ecco…. torna inquieta l’ansa ……

…il gonfio fiume sprofonda nella valle

segnando il tempo che discende

dai nicchi vuoti della nebbiosa mente.

 

Giungono ombrosi i pensieri nella sera

e il crepuscolo nella notte già si scura

….Le memorie tarde senza tempo

dilagano in un pallore estremo

morenti tra i grumi della mente.

 

Lo sguardo stanco respinto dalla notte

con un sospiro si spinge nel silenzio

dove insieme ai ricordi della vita

lentamente forse non più s’adombra.

 

Il profumo delle scorze si confonde

con le stoppie e si trattiene con le cose

…come i rari lumi del giorno nella sera

…… il pergolato già respira l’oscurità. 

 

Sibila al silenzioso buio lo sfuggire

di un treno che s’infitta in una luce fioca

….e forte lontano un lampo avvampa

le pesanti nubi …ed è tempesta.

 

Ogni architettura cede nel fermento

di un torvo cielo senza volte …Turbina…

…buio…luce…subbuglio vaneggiante

..sbatte il lampo e cupo il tuono insegue

i pensieri risucchiati nella mente…

tutto scroscia.

…...Il silenzio appena …

S’allontana… tutto muto si misura… ma

è tempesta ancora tra le vecchie mura.

 

 

x files

Nessun gesto rimane tra le quinte

dei giardini d’estate. Gli alberi

giganti disfatti tra le arse case

non si accarezzano più.

 

Invano il colore dell’oscurità richiude

il torto sentiero che appare  sempre

con il fardello di un altro giorno.

Colori  prigionieri dell’ultima corolla

in un carosello che non si ferma

si sperdono sulla desolata scogliera.

 

Svaniscono le voci. Il muro cede

al murmure scrosciante dei verdi cedri

dai grandi frutti già gialli sospesi

nella piana che ampia si allontana e cola

nel cinabro orizzonte su un mare vacuo.

 

S’impasta avida la folla al fetore acre

in un cielo strano che s’incurva sulla duna.

Il fiume prosciuga invano il lago

affaticato tra i canneti senza vento.

 

Lontana  scompare la paranza discesa

nel basso arco di un mare ombroso

tra schianti secchi e risonanze strane

di un vento soffiato da acute ocarine.

 

Nuvole di porcellana attingono il mare

aggrappate a un cielo che l’ammorza

e con la piova che rovescia altrove

fuggono passando la marina.  

 

Batte….scava…. la memoria chiusa

a tratti addita le rimesse cose della vita

scevre dallo sguardo che s’acciglia

infitto tra le gore dove la bruma fuma.

 

 

 

il faro

Un tempo breve …

senza fine.

Grigio azzurro mare.

Sperduto scoglio,

con un giro di luce…..

….intorno…..ti allontani

per lo sguardo a un dì

che più non cede.

 

Ora cielo, ora mare.

Ora silenzi, silenzio……

   e…… silenzio ancora …

…….Ora il buio tutto annoda …

S’accordano i ricordi ….

………e la mente sciaborda

memorie vaghe. Troppe

le tante voci.

     Subbugli d’ansia e flutti.

Un fitto d’ombra addita

il vuoto delle parvenze

nello scuro tempo

che ci ammorba.

 

Dilaga lo spazio

           alla deriva estrema,

la mente inquieta,

da scomparsi punti lontani,

fila vicina ai ritorni di luce,

che già sulla marina s’incide

la calma delle case.

 

 

 

il carnevale

Sarà l’ora che sfugge al mondo dei maghi

quando tra gli alberi intirizziti si vede il volto

dei domani passare senza tempo.

 

Non una certezza s’attarda tra le cose.

Turbina la luce e le streghe con lo stame

del tramonto legano all’ardito vespro

i respiri ammassati nell’ora che si accende.

 

I molti istanti si voltano allo scosceso clivo

e dalle secche siepi al campo dei cavalli

si muove l’eco delle logge appese

alle stanze chiuse del paese che raggela.

 

Ognuno si è fatto strano e vive senza posa

l’impossibile che per poco lo consola

e con la memoria vuota tra la folla

sulle strade mulina un’invisibile tristezza.

 

Il tempo arretra e sdegna la pazzia

dai sorrisi stinti e le storie di mezzanotte

maturate a caso nelle strade.

Svaporano slabbrate le turbe mascherate.

È tardi . E al sonno cede la veglia dei fagotti

inanimati ai bordi di una strada senza uscita.

 

 

 

 

 

…..tutto scorre

Intanto… il piovasco…….

                        E la terra lacera

mente ai pensieri dell’estate.

 

Rapido un ricordo alla memoria

nel modo di un barbaglio…

Ciò che allegò al tempo la vita

greve addita ché non fece.

 

Talora invano brucia chi fugge il dubbio

nell’inganno dell’oblio…..

E il salmastro giunge dalla piana ripa

ch’ebbe spinta alcuna….

Smarrimento. Indifferenza.

 

Non dura il cielo che s’apre a pezzi

nell’istante che l’ora della sera

dirama la turba nelle case.

 

Così a stento si rincorre la verità

di tante cose che ci nega il delirio

di chi cerca il domani nel passato.

In questo pensare poco avanza

la memoria che non osa il fitto rivo

dei ricordi con parvenze di marezzo.

 

E la calma si ridona in quell’ora

che più non piove e il vento spira

tra le fronde dei pioppi bianchi

al margine dei campi.

E si scopre tra le case l’illusione. Forse….

La notte ci sommerge e…tutto scorre.

 

 

 

 

la strada

La strada….vecchi bordi ….

S’allarga…. si stringe,

……..uno spiazzo,

sul dirupo un sasso trema.

Scorre, torna, s’affanna…. veloce

la memoria dei ricordi si chiude.

 

L’incrocio……. un incrocio strano,

distorto…. ritto, in bianco e nero,

rapido lo passo…muto, scende.

Il verde tracima, si fa chiaro,

il ritmo degli alberi s’addensa

……….scende ancora

e ogni ricordo mi sorvola.

 

Un murmure lieve. Un canale.

S’apre…s’assottiglia. Scroscia.

Di un ritaglio sopra il colle

rimane il silenzio di una casa

nell’ombra estrema

e l’aria ascesa dei girasoli,

che di colori fa tempesta,

imprigiona ombre e luci

nei cortili quadrati delle case.

 

Ogni cosa ora accanto, ora si perde.

…..Torna la noia e tutto arretra.

 

Penso alle logge del paese,

e a tutto…… dietro i vecchi muri

della piazza.

………… Anche a te ripenso.

..Mi distraggo e…….

travolta dal sole, una lepre

incrocia l’ombra di un gheppio

e tutto vano si dispiega

allo sguardo che si ripete appena

là nella discesa ad una serpe

strappata che s’attorce.

 

Un razzolare di corvi dirada

il campo fino al bosco là dove

si ricompongono le bianche case.

 

Poi, gli ultimi buoi…..e sui greppi

si svolge l’ora della sera…e ancora

in un tempo  placo, una donna

sola, dallo sguardo mesto,

lenta si muove per l’affumicato orto. 

 

 

I tuoi anni

 

I tuoi anni……... Il palpitare……

l’isolarsi…..il sembrare …

ti assomigliano ad una sponda erosa

di una marina inquieta che s‘abbatte

laddove si distacca  il mare.

 

Un gabbiano approda da un paletto

a tratti nel salino ad uno scoglio

che s’avviluppa nel cammino dell’abisso

e in quell’istante trema rivolto al tonfo

dell’onda che in petto lo sostiene.

 

Nubi bigotte nascondono le tue stagioni

ai miei pensieri e il respiro si ferma 

invano nell’attesa…che brine le respinge

nei silenzi di questo mare che l’accozza.

 

Sullo scoglio…… L’onda abbrevia….

Sbatte ….mi tormenta…….e già si ritrae

con il dubbio moto della tempesta.

 

Così s’impiglia in questo mare il fiume

degli eroi senza scia.

Scade il tempo e si volta nell’indifferente

il mistero della vita che non convince.

 

 

  

la strada nella risaia rossa

 

Sulla strada… l’asfalto …..i tuoi piedi già….

….nella scia fumosa di un auto passata……..

Corri, corri ….. corri ancora….. Corri..……

Stanca e Estenuata…ma un po’ corri ancora …

 

… Ti fermi perduta … Quella strada….. preme …

brucia ….. senza orme.  Ti volti…. un buio..

le vicine bombe…. forse là vaga la vita.

Con quegli occhi, grandi, bianchi , rossi , spersi

insegui quello squarcio senza fine, che…..

come …. il grembo di una madre ..ti riprende.

 

Il tuo sporco, si sbrindella nel bruciato

di quella ch’era una bianca veste.

Smarrita.. piangi ……..e smarrita

ti smarrisci………e piangi…

di tua madre, di tuo padre, dei tuoi fratelli, di te.

 

Le tue piccole secche gambe, nella risaia…..

come steli di riso, ondeggiano e……. all’intorno

il verde si colora del cinabro di ogni vita …e

tu affondi forse ove c’è il sangue di che ti fece.

 

Stanca….Lo smarrimento….Accanto ad un morto muori…. disperata…ogni volta che in quel morto

vedi la tua vita.

Non chiedi, non piangi, non urli. Muta. Non credi…….

Ti volgi all’acre fumo e aspetti una sagoma sporca,

un cane, una speranza…………..

……tua madre   e tuo padre   e i tuoi fratelli   e te.

 Una bomba, un tonfo, uno straccio di gamba…..

e…la vita …. Addio … Bambina …Addio.

 

(una foto in TV- luglio 2002)

 

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