Umberto 

 

AUGEL DI MONTE  Vento di lontano  Amor ferisci l'alma mia Risveglio All'amata

 

AUGEL DI MONTE



Augel di monte
fiero vai l'aere fendendo,
l'ale distendi prossimo al fonte
qual tua la mia vita al mondo.

Le valli tutte ti fier conte
ed io mi perdo volteggiando;
le tue forme preste,pronte
mi sollevan da lo fondo.

Mi sorpresi,maraviglia, a lagrimare
di quel giubil che t'afferra;
oh,creatura nell'immenso

la tua piuma cadrà in mare
il mio corpo sulla terra
di nostra vita qual'è il senso.



Vento di lontano

 

Vento di lontano
racconti storie,amori,paesi che attraversi senza sosta.
Entra nel mio sogno,
scuoti le fronde dei miei palpiti,
apri i nodi dei miei aneliti.
Sussulto.
Un sordo suono mi attrae dalla stanza.
Sorrido.
Non ci sei e mi hai fatto visita.

Amor ferisci l'alma mia,
co' tua freccia dorata;
saettando 'l dardo gìa,
dischiudemi vision beata.

Quand'ella va per via
da celeste ben laudata,
non fia sorte inver più ria,
del suo Amor esser privata.

Desiate labbra, sospir diletto,
ridestan' me sublime foco;
tu che gittasti in me lo strale,

fin ch'io fossi al suo cospetto,
mirando il ben da questo loco,
porti il cor a palpitare.



Risveglio

Qual fiore ai primi rai del sole
così s'apre l'alma mia a tua lieta favella.

All'amata


Rivolgeami il dilettoso ciglio allora;
io stava come l'uom guarito
si solleva, di pena lasciando il buio romito
e risurge dal mal affannando ancora.

Di tal grazia parvemi lo divino sguardo
che ritemprommi co' sua vermiglia luce,
d'ogne gesto e palpito divenne ognora duce
e vita mia fù d'amor stendardo.

Fiero sol, eterea neve, dolce fiutar di rosa,
fresc'aura mattutina, austeri monti
primiera luna, ramingo vento,

minori siete ove sua man lei posa;
chè per sfiorarla a pugnar vi scorgo pronti
sperando goder di tal contento.

 

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ridestan' me sublime foco;
tu che gittasti in me lo strale,

fin ch'io fossi al suo cospetto,
mirando il ben da questo loco,
porti il cor a palpitare.



Risveglio

Qual fiore ai primi rai del sole
così s'apre l'alma mia a tua lieta favella.

All'amata


Rivolgeami il dilettoso ciglio allora;
io stava come l'uom guarito
si solleva, di pena lasciando il buio romito
e risurge dal mal affannando ancora.

Di tal grazia parvemi lo divino sguardo
che ritemprommi co' sua vermiglia luce,
d'ogne gesto e palpito divenne ognora duce
e vita mia fù d'amor stendardo.

Fiero sol, eterea neve, dolce fiutar di rosa,
fresc'aura mattutina, austeri monti
primiera luna, ramingo vento,

minori siete ove sua man lei posa;
chè per sfiorarla a pugnar vi scorgo pronti
sperando goder di tal contento.

 

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