Salvatore Caserta

ANGOLO DI MONDO NOTTE CANTICO DI UN ADOLESCENTE DISPERATO QUANTO E DIFFICILE ESSERE UOMO VIVERE QUANTA POCHEZZA APPELLO

DISTRUGGIAMO LE UTOPIE

 

 

 
 
Quelle figure doloranti nel buio...
 
che bellezza decadente emanano
 
dal loro marciapiede che odora di rose scarlatte,
 
che sofferenza improfumata.
 
Cerco i vostri occhi: dolci, tristi
 
e divento testimone di queste strade
 
che di notte brulicano,
 
come un formicaio impazzito,
 
di anime perse.
 

Posso sentire le lacrime dei custodi
 
che piangono il proprio abbandono.
 

Un calore a pagamento,
 
una consolazione,
 
una perversione,
 
un amore...
 

Ora la notte è finita e finendo vi liquida
 
ostri corpi
 
fino al prossimo calar del sole,
 
quando questo gioco straziante ricomincerà
 
senza sosta...
 
 

 

 

 
 
Tutta la città dorme
 
io amo..
 
 

 

 

 

 
 
 
Cerco qualcosa che non trovo in ogni cosa.
 
Spiego le ali a caso e me li ritrovo rotte.
 
Volo come le galline, e ripiombo a terra.
 
Piango, grido, strepito ma rimango sempre
 
inchiodato a questa terra brulla:
 
pesante come non sono mai stato prima.
 
Catene dorate alle caviglie mi inchiodano
 
e fuori cerco gli odori e i suoni
 
che contrassegnavano la mia felicità ormai lontana dalla mia anima.
 
Essere, bella parola, ma difficile da impiegare.
 
Ritrovo brandelli di luce nei miei occhi
 
ma sono lacrime di pianto ubriaco.
 
Tutto tace nel mio cervello atrofizzato,
 
ore e ore di parole vuote e parole crociate
 
per ingannare un tempo che non vuole passare
 
in attesa della mia felicità che approderà domani
 
al mio porto.
 
Nodi allo stomaco bloccano le mie facoltà,
 
tutt'intorno a me neri uomini di latta
 
parlano di slogan passati come presenti
 
e si compiacciono del loro braccio alzato.
 

Io disgustato tengo gli occhi bassi.
 
 
 
I legislatori della mia vita
 
mi hanno chiuso in un braccio violento di passività;
 

nient'altro che ciò che loro si aspettavano.
 

E la mia rivoluzione fallisce ogni giorno
 
davanti ai miei occhi attoniti
 
e alle mie membra stanche della (troppa) staticità.
 
Essere condannato all'essenza di qualcun'altro
 
tra mattonelle bianche senza voce propria
 
e seggiolini color legno finto apribili.
 
Stanco e svogliato dei passi altrui compiuti
 
vorrei vivere ogni tanto come sento
 
ma continuo a dibattermi affogando in bicchieri d'acqua
 
quasi vuoti... comprando un caffè e del tabacco
 
che non fanno altro che ingiallirmi la vita.
 
Ogni tanto riprendo le mie ali in spalla
 
e fingo un volo pindarico sulla mia città
 
nonostante abbia paura anche dell'ombra di mio padre
 
che nella sua stanza dirige e preme bottoni
 
...e vomito sogni di libertà possibili
 
che lasciano un senso di nausea tra i denti
 
e rinchiudono in un castello inaccessibile la mia libertà.
 
 
 

 

 
 
 
Quanto è difficile essere uomo, nelle mattine colme di nebbia
 
nel dolore di un amore perso per la tua superficialità.
 
Quanto è difficile essere uomo nei tuoi occhi,
 
nel mare del mondo che ti circonda e ti chiede di esserlo,
 
nelle lacrime che scendono dolorose e feriscono il tuo stomaco,
 
nel bacio della donna che ami,
 
nel vento.
 

Quanto è difficile essere uomo nei tuoi vent'anni da bambino,
 
nei tuoi egoismi macroscopici, nei rapporti con le persone,
 
nelle passeggiate al freddo in un pomeriggio d'inverno.
 
Quanto è difficile essere uomo quando ti rendi conto di essere un bambino,
 
quando sei vecchio di fronte alla morte, quando ami e quando soffri,
 
quando sei felice, quando il vento freddo ti graffia la faccia.
 

Quanto è difficile essere uomo nelle serate sballate,
 
nella rabbia che percuote,
 
nello studio che mortifica e in quello che realizza,
 
Quanto è difficile essere uomo nelle braccia di una ragazza,
 
nel sesso buttato via e sprecato per un secondo di piacere.
 
Quanto è difficile essere uomo nella delusione di un insuccesso,
 
nella tragedia della malattia, nella voglia di vivere, nell'anima della gente,
 
nella lotta politica, nelle manifestazioni,
 
nello sconcerto per un compagno morto.
 

Quanto è difficile essere uomo...

eppure non si può prescindere dall'esserlo
 

 
 

 

 

 
 
Siamo soli, incompresi,
 
rannicchiati in un angolo di mondo
 
non sentirsi parte di niente.
 
Siamo un monolite senza tempo,
 
una pietra solitaria che rotola nel mondo.
 
Perderemo?
 

Abbandonarsi nei meandri di qualcosa sconosciuto
 
andare
 
senza meta, per il gusto di andare.
 
Essere foglia nel vento.
 
Marcirò a terra, ma intanto avrò volato. Sarà bello anche marcire...
 
Dovrei preferire un morte asettica specchio di una vita asettica?
 
NO ... Vivere, vivere, vivere...
 
 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
Quanta pochezza c'è nei nostri occhi segnati dal progresso
 
Quanta pochezza nei nostri occhi studiosi e civilizzati
 
Quanto vuoto vedo intorno e dentro di noi.
 
Siamo decadenti con robot in disuso
 
Quanta pochezza c'è nelle nostre anime occidentali
 
Quanta incomunicabilità
 
Quanta e sconosciuta morte abbiamo dentro...
mentre ci illudiamo di volare e di dominare questo mondo
 
Quanti automi indifferenti la mattina nel metrò
 
Quanta violenza nei nostri occhi assopiti
 
Quanti campi di concentramento bruciano nel nostro stomaco
 
Quante emarginazioni scaturiscono dalle nostre innocenti mani
 
Quante lotte soffocate ogni mattina nei nostri caffè
 
Quanta pochezza...
 
 
 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
Rialziamoci, riconquistiamoci.
 
E' l'ora di una nuova rivoluzione francese,
 
di un nuovo '68, di nuovi moti dell'animo.
 
Uomini di tutto il mondo uniamoci, combattiamo,

 

 

 

 

 
 

e ridiamo a questo mondo un'umanità che lo popoli!
 
Conquistiamo una volte per tutte la libertà,
 
non quella relativa, che dipende da un altro uomo,
 
ma quella assoluta dell'anima, che dipende solo da noi stessi.
 
Abbattiamo i muri, bruciamo i campi di concentramento,
 
uccidiamo i nostri carnefici,
 
e scendiamo tutti quanti dai nostri troni personali
 
per innalzarci insieme nel mondo
 
giocosi, fraterni, intransigenti con noi stessi
 
e finalmente, per la prima volta nella storia liberi,
 
lasciamo che il sole splenda sopra le nostre vite.
 
 

 

 

 

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