Renato Zanardo 

Dall’Alba Al Tramonto

VALENTINE (la bambina che lo convinse a restare)  

DOLCI PROVOCAZIONI

CI VORREBBE UN AMICO

IL PROTAGONISTA

UN TERRESTRE EXTRATERRESTRE

ADDOMESTICARSI UN PO

FELICITA’ IN CONFEZIONE SPRAY

 

 

Dall’Alba Al Tramonto

 

perdersi ogni tanto è piacevole, ha il fascino del mistero trovarsi in un luogo sconosciuto e vivere l’avventura di scoprirlo. A questo pensavo forse per giustificare a me stesso che avevo perduto la rotta, in quel momento proprio non avevo idea di dove mi trovavo. Continuavo imperterrito nella presunta direzione tenendo sotto controllo la bussola, prima o poi sarebbe arrivato in vista il fiume, quel sottile filo argentato ben riconoscibile che confrontandolo sulla carta geografica mi avrebbe fatto capire dov’ero. La mia mente era come una scimmia impazzita, saltava da un pensiero all’altro, da un ricordo del passato a un ricordo futuro apparentemente senza logica ma era  tutto raccordato dai sottili fili dell’analogia.  Tutto era nato anni or sono quando un caro amico mi regalò un libro “Niente Per Caso di R. Bach”. Che sia vero che tutto accade per un preciso motivo? Anche gli incidenti? anche le cose che vanno storte? Sarebbe più comodo incolpare qualcun altro o prendersela con il Dio cattivo che ci vuole così male, ma credo sia proprio questo Dio che osservandoci in continuazione dice: “Bene! stai facendo progressi, ora è il momento di apprendere qualcosa di nuovo” e ci regala un nuovo problema da risolvere. Niente per caso eh? Allora non è per caso che mi sia perso in questo cielo. Il mio aeroplanetto sembrava ignaro di tutto questo, continuava felicemente a rombare e a volare.

Io volevo volare, da piccolo sognavo di diventare astronauta e ricordo che scrissi a Babbo Natale in pieno giugno scusandomi per il fuori programma ma io avevo urgente bisogno di un missile e ogni mattino appena mi alzavo scendevo di corsa in cortile per vedere se il desiderio era stato esaudito. Poi con il passare del tempo Babbo Natale mi piantò in asso e portò via con la sua slitta anche il mio missile. A questo punto mi sarei accontentato anche di un aereo ma i militari non mi volevano, all’aviazione civile se non eri la personificazione della perfezione fisica non c’erano possibilità. Un aereo! un semplice monoposto! non mi interessa che voli tanto alto,  magari che si alzi solo 5 metri da terra e poi mi faccia scendere. questi erano più facili da trovare ma ahimè! che costi! che spese!  Così mi scusai con il piccolino che era rimasto imprigionato dentro di me,  per non aver saputo realizzare il suo grande desiderio e nascosi il sogno in un baule in soffitta fino al giorno in cui, dopo che ebbi letto quel libro, mi trovai per lavoro in una sala d’attesa di un’azienda,  sfogliando “casualmente” una rivista vidi una foto a tutta pagina di un aereo ultraleggero con sotto l’articolo: “il volo alla portata di tutti”. Perdiana! pensai, questo è il mezzo con il quale potrò finalmente incontrare il mio maestro, quello scrittore che aveva in brevissimo tempo catturato la mia anima. Ora eccomi qui, caduto dentro un suo libro a ripercorrere sentieri che lui stesso aveva tracciato per me perchè un domani li potessi trovare.

Tornai in me, basta pensare a vanvera, ora devi capire dove ti trovi altrimenti son guai, lo sai no? Certo certo stai calmo mi dissi, possiamo essere solo in qualche punto all’interno di quest’ area, tra 10 minuti al massimo troveremo il nostro fiume. Poi buttai un occhio sotto di me e giù in fondo, 300 metri più in basso, c’erano due velivoli parcheggiati ai bordi di un praticello verdissimo, due biplani, uno giallo e l’altro bianco e oro. Non ci pensai due volte, tolsi manetta e con il motore al minimo scesi spiralando verso il campo, atterrai e mi accostai a quei velivoli. spensi il motore e venni preso alla sprovvista dal silenzio assordante di quel luogo. Strano, non si voltarono nemmeno, sembrava non si fossero accorti di me feci un cenno di saluto ma i loro sguardi erano oltre, proprio non mi vedevano, cercai di accarezzare un’ala di quello bianco e oro, era un biplano del 1929, con sorpresa vidi la mia mano passarci attraverso come se tutto quello fosse un’illusione, uno scherzo dei miei occhi, però potevo sentire i loro discorsi, non parlavano di volo ma di cose misteriose che non comprendevo mentre mangiucchiavano qualche cosa cotto in uno sconquassato tegame. Si alzarono e decisero di decollare verso nuove destinazioni, il pilota con i capelli lunghi neri nell’alzarsi perse un libricino dalla tasca che io raccolsi prontamente e cercai di darglielo, nonostante i tentativi continuavano a non vedermi, per loro ero una specie di fantasma, il libro però mi rimase in mano, sembrava l’unica cosa reale che ci fosse in quel luogo. Misero in moto e li guardai decollare tentando per l’ultima volta di farmi notare sventolando il libro, per un attimo mi sembrò che il biplano giallo  si accorgesse di me salutandomi con il battito delle ali tipico dei piloti, ma fu tutto qui. Rimasi solo con il libro in mano, aveva un titolo dal significato oscuro: “illusioni - manuale per anime progredite”. Mi ripromisi di leggerlo la sera stessa e decollai a mia volta, trovai il fiume, la mia destinazione e tornai alla base che il sole stava quasi tramontando. Misi il mio piccolo principe in hangar e me ne andai fischiettando, questa sera dopo cena avrei letto quel piccolo libro.

Molte cose scoprii da quel manuale, alcune le sapevo e ne ebbi la conferma altre erano una novità ma il succo era questo:

non importa quale sia la direzione, puoi volare ovunque, l’importante è conoscere la tua meta, più lontana è, maggiori dovranno essere iriferimenti che confermano di essere nella giusta direzione, poco importa se ogni tanto ci si perde se si ha fiducia nella meta, se si riesce a credere nella sua esistenza pur senza vederla prima o poi ci si ritrova. Un’altra cosa è importante: decollare solo quando la luce è sufficiente per riconoscere i punti di riferimento, ovvero, come dice una saggia regola aeronautica: dall’alba al tramonto.

 

 

 

VALENTINE (la bambina che lo convinse a restare)

La luna è alta e grande e questa notte il cielo è particolarmente luminoso e pieno di stelle. L’aria è calda tipica di una notte estiva Una compagnia di grilli fa festa in un parco ballando, cantando e suonando mentre in una piccola stanzetta in una mansarda

Valentine dorme profondamente, il suo frinire si unisce a quello dei grilli come se nel sogno anche lei facesse parte della festa. La sua è una stanza semplice, qualche giocattolo, un orologio a cucù, i suoi abitini appesi alle grucce, era tutto in ogni modo pulito ed in ordine. La sua massa di capelli folti sbuca da sotto le coperte ed il suo, è un volto sereno e tranquillo con un accenno di sorriso. I raggi della luna attraverso la finestra aperta illuminano il suo volto di una luce azzurra quando una voce gentile ma profonda la chiama.

Valentine… Valentine… svegliati!

Allora Valentine aprì gli occhi, non si ricordava ciò che stava sognando ma solo che qualcuno in sogno aveva pronunciato il suo nome svegliandola. Non ci fece caso, era capitato altre volte, ma si ricordava solo che quando accadeva la giornata sarebbe stata in qualche modo speciale. La luna sembra sorridergli dall’abbaino aperto e il cielo intorno è profondamente blu e pieno di stelle. Come Valentine era solita fare, salì la piccola scaletta che gli permetteva di sporgersi dall’abbaino e appoggiando la testa tra le sue braccia rimase a respirare boccate d'aria notturna e a guardare le stelle.

Come sono belle! Pensò, mi piacerebbe andare lassù a vederle da vicino ma come si fa, … non ho nemmeno le ali. Suvvia Valentine! Subito si guardò intorno per vedere chi aveva parlato ma non vide nessuno, era la stessa voce solo che questa volta era sveglia… chi sei? Chiese tra lo stupore e il timore, io sono colui che fa dei tuoi desideri una realtà. Vuoi dire come il genio della lampada o qualcosa di simile? beh!, disse la voce sorridendo, si.. diciamo che ci assomiglio, ogni luogo della terra ha le sue leggende e i suoi modi per interpretarmi, ma… ultimamente mi sento un po’ solo e dimenticato e quindi sto per partire, ti ho svegliato per salutarti. No ti prego! Non te ne andare, resta ancora un po’, la tua voce mi piace e… anch’io a volte mi sento un po’ sola e…forse magari possiamo farci compagnia, ma… ma perché vuoi salutare proprio me? Valentine era un pochino sulle spine perché non voleva che se ne andasse ma non sapeva ne perché ne come convincerlo a restare. Vedi Valentine il mondo sta cambiando, anzi è già cambiato. Una volta i bambini avevano poco, confronto ad oggi e allora usavano la fantasia, un semplice straccio diventava ora una bandiera, ora la vela di un galeone, ora il turbante di un rajà, un tappeto volante e chissà quante altre cose, e tutti erano coinvolti e si divertivano, costruivano i loro giochi con facilità e c’era un legame, una solidarietà fra loro forte come la colla. Poi l’uomo adulto pensando di fare un favore cominciò a realizzare le fantasie dei bambini e a metterle in vendita nei negozi, allora lo straccio per la bandiera non serviva più, le vetrine erano piene di bandiere colorate, non servivano più nemmeno le vele, le vetrine si riempivano miracolosamente di tutti i tipi di barche a vela, di turbanti, di tappeti volanti, aerei. E poi addirittura l’uomo imparò a prevenire la fantasia dei bambini mettendo in vetrina cose che ancora non avevano immaginato, così un po’ alla volta la fantasia dei bambini (che è un ingrediente indispensabile per diventare adulti), scomparve e con essa se ne andarono anche i desideri del cuore, rimasero solo quelli degli occhi, i legami persero la loro solidità, così oggi si vedono molti bambini soli, che si annoiano, che non hanno nessun desiderio e che non credono più nella loro fantasia Capisci Valentine? Ora difficilmente mi chiamano e io mi sento inutile.

capisco disse tristemente Valentine,, Ma l’uomo non è cattivo. No! non lo è disse la voce paziente. Poi prosegui, desideri andare a vedere da vicino le stelle e non hai le ali? Tu possiedi qualcosa di più delle ali, possiedi la fantasia, con questa ricchezza puoi andare in qualsiasi luogo, vuoi provare? oh certo! so che sei una voce buona e perciò farò tutto ciò che mi dirai, cosa devo fare dunque? beh! in primo luogo ci vuole una componente indispensabile, ci vuole un desiderio e quindi ora guarda bene il cielo e trova la tua stella dei desideri e quando l’hai trovata prendila tra le tue mani e poi ingoiala. Così Valentine scrutò il cielo ben bene e ne trovò una che gli sembrava quella più simile a lei, la prese tra le sue piccole mani. La sua luce era morbida e non faceva male agli occhi e rimase un bel po’ ad osservarla, sembrava quasi volesse parlarle e poi la mise in bocca e la mandò giù tutto d’un fiato. Sentì un calore, una forza buona salirle da dentro e tutti gli ostacoli che gli impedivano di attuare i suoi desideri sembravano ora cose da nulla. Il suo viaggio era cominciato. Prese una scala a pioli l’appoggiò alla luna e prese a salirvi, aveva sempre desiderato andarci e man mano che saliva si voltava a guardare giù la città che cambiava. Guarda! il quartiere buio! Da quassù non sembra poi così malvagio e oh! la piazza delle fontane! si possono vedere tutte insieme… e la luna diventava sempre più grande e più vicina poi, con un balzo saltò sulla sua superficie. Si voltò istintivamente indietro a guardare la scala e le parve lunga infinita, la vide restringersi in prospettiva fino ad arrivare in un puntino lontanissimo che lei sapeva essere la sua cameretta anche se non la scorgeva. Ma… non pensavo di aver percorso un cammino così lungo! Oh si invece, disse la voce, è solo che mossa dal tuo entusiasmo ti è sembrata una passeggiata ma la luna è molto lontana Valentine. Vuoi dire che l’entusiasmo fa sembrare le cose diverse dalla realtà? Non proprio… intendo dire che l’entusiasmo può modificare la tua realtà. Quando il desiderio nasce dal cuore l’entusiasmo è molto forte quindi gli ostacoli, il cammino diventano un piacere e anche se faticoso. Ah ora ho capito! e subito le venne di pensare al suo papà che tornava a casa tutti i giorni sfinito, Il motivo era proprio questo, faceva un lavoro che non gli piaceva, lo faceva senza entusiasmo allora le sue otto ore sembravano 20 e si stancava molto di più. Valentine passeggiò pensierosa qua e la per la luna, era un po’ monotono il paesaggio però, sembrava più bella e romantica dalla terra ma prese un sassolino per ricordo, un pezzo di luna da guardare anche quando in cielo non c’era. Vorrei tornare ora, domani devo andare a scuola sai? Resterai ancora un po’ con me anche domani? La voce fece un profondo respiro e disse: ancora per qualche giorno Valentine poi dovrò andare per la mia strada. Valentine diventò triste al solo pensiero che quel giorno sarebbe arrivato di li a non molto e si promise che domani, uscita da scuola lo avrebbe cercato subito, desiderava la sua compagnia più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Discese con cautela la scala, la rimise al suo posto e quindi augurò una buona notte al suo nuovo amico e si addormentò felice.

2° parte

 

La mattinata passò in un baleno, a casa i suoi genitori l’aspettavano per pranzare insieme. Di solito era sempre una festa, papà scherzava con Valentine e la mamma restava ad osservare sorridendo, si raccontavano delle esperienze della giornata, Valentine raccontava di cosa aveva imparato a scuola e il suo papà di qualche buffa e comica situazione che capitava tra i colleghi di lavoro e si finiva sempre a ridere a crepapelle. Quel giorno però non era così, il suo papà mangiava taciturno la minestra guardando nel piatto come se vi cercasse dentro qualche cosa, Valentine invece era come sempre e raccontò ridendo del suo compagno Marco che si nascose sotto il banco per non farsi vedere dalla maestra che lo voleva interrogare. Basta! tuonò il papà, è buona educazione mangiare in silenzio. Valentine ci rimase così male che non riuscì nemmeno a finire di mangiare, la mamma li guardava tutti due con aria preoccupata. Rimase con gli occhi bassi non sapendo come comportarsi. Scusami Valentine, disse il papà, ma è che oggi ho un gran mal di testa, ora se hai finito vai in camera tua, avrai senz’altro dei compiti da fare. Valentine si alzò piano e augurò loro buona giornata come sempre faceva e si avviò verso la sua cameretta, mentre saliva le scale sentì le loro voci, suo padre piangeva, l’azienda dove lavorava stava per chiudere e gli avevano consegnato la lettera di licenziamento, i conti in banca erano quasi in rosso perché spendevano molto per comprare vestiti e altre cose per Valentine, avrebbero avuto dei tempi duri da ora in avanti ma si promisero di non dire niente alla bimba. Valentine corse in camera sua e pianse così a lungo che il suo scrittoio divenne un lago. Aveva scoperto che suo papà le aveva raccontato una bugia, non lo aveva mai fatto. Chiamò la voce con insistenza, ti prego vieni ora ho bisogno di parlare con te, ma nessuno rispose anche lui mi ha raccontato una bugia disse singhiozzando, mi disse che sarebbe restato ancora per qualche giorno ed invece se n’è già andato. Si addormentò dopo cena con la tristezza nel cuore.

Valentine…, Valentine svegliati. Lei aprì gli occhi ma finse di essere indifferente, ah sei qui disse.

Vuoi che resti o che me ne vada? Fa lo stesso, se vuoi restare resta, ma in cuor suo non vedeva l’ora di dimostrargli il suo rammarico ed infine prendendo coraggio disse, dov’eri oggi quando avevo bisogno di te? E man mano che parlava s’ infervoriva sempre di più, il mio papà sta per essere licenziato lo sai? Noi dovremo andare in giro a chiedere la carità e tutto questo per colpa mia che non pensavo di aver mai fatto nulla di male, io avevo solo bisogno di qualcuno che parlasse un po’ con me, ti ho chiamato tutto il giorno ma non hai voluto ascoltarmi,finì la sua sfogata pestando con un piede sul pavimento. Ci fu una lunga pausa, tanto lunga che Valentine pensò di averlo fatto arrabbiare e quindi se ne fosse andato.

Valentine disse la voce poco dopo con molta calma, io ero qui, e ti ho anche preso in braccio; non è vero, non mi hai risposto disse singhiozzando, perché voi adulti dovete sempre raccontare le bugie a noi bambini? Credete che siamo così stupidi da non poter capire?

Senti Valentine, andiamo a sederci un po’ fuori sul tetto, ti svelerò un piccolo segreto disse la voce, non ho voglia di andare sul tetto oggi,

c’è una buona aria Valentine, ancora migliore di quella di ieri e poi guarda la luna, non ti sembra che sia ancora più luminosa? La luna e le stelle l’avevano sempre calmata infatti, così si convinse e andò a sedersi sulle tegole vicino al comignolo ma tirando sempre un po’ su con il naso.

Ebbene quale segreto?

Il mio segreto dunque, Io ci sono sempre Valentine ma mi potrai sentire solo quando la tua mente sarà sgombra, se i tuoi pensieri corrono come gazzelle io non riuscirò ad entrare, per questo il momento migliore è quando stai per addormentarti.

Valentine rimase un po’ pensierosa poi chiese: perché gli adulti raccontano bugie a noi bambini?

Ci sono molti tipi di bugie, c’è la menzogna che si dice quando si ha paura della verità o meglio, di quello che la verità può farci, paura di perdere il proprio potere sugli altri, ma sempre e comunque perché non si sa ascoltare ciò che dice il proprio cuore, poi ci sono le bugie a fin di bene come quella del tuo papà.

Ah già me l’ero dimenticata

Vedi Valentine, il tuo papà ti vuole talmente bene che farebbe di tutto pur di non farti del male, ognuno ha i suoi problemi ed è convinto che tu non possa risolvere i suoi ora, perché dovrebbe affliggerti?

Perché credo che i bambini siano semplici, a volte anche le soluzioni che sembrano difficili in realtà sono semplici.

E tu che soluzione avresti per il tuo papà?

Beh io mi accontento di poco, saprei rinunciare a tutto pur di avere il mio papà così come è sempre stato.

Saresti capace di dirglielo?

Forse oggi non è il momento opportuno.

Forse oggi è il momento in cui gli puoi veramente accarezzare l’anima, vai, io ti aspetto qui.

Ho mio Dio cosa mi fai fare ma so che sei una voce buona e non mi farai del male.

Lentamente, con il cuore che batteva all’impazzata scese le scale, il suo papà era ancora in cucina, aveva gli occhi arrossati e la guardò sorpreso. Valentine Le si avvicinò e l’abbracciò. Papà, disse, ti voglio bene e nessuno al mondo, nessuna cosa al mondo potrà farmi cambiare idea. Il papà la strinse a sé così forte da toglierle il respiro e la tenne stretta a se per un secolo, tanto che i due cuori si misero battere all’unisono.

Felice con gli occhi che brillavano tornò sul tetto e raccontò per filo e per segno alla voce ciò che era successo. Avevi ragione gli disse, il mio papà mi vuole veramente bene.

Sono felice per te rispose la voce,

lo sono anch’io, seguirò il segreto che mi hai detto, cercherò di sgombrare la mente dai pensieri cattivi così quando avrò bisogno di parlare con te ti potrò sentire. In cielo e le stelle presero a brillare come non mai.

Valentine rimase ancora un pochino a meditare su ciò che era accaduto in questa giornata, poi ripetè tra se e se ciò che il suo nuovo amico le aveva detto: si raccontano bugie perché si ha paura della verità, perché non si sa ascoltare il proprio cuore o perché non si vuole ferire chi ti vuol bene, allora l’uomo in fondo non è cattivo chiese? No… non lo è, rispose la voce con la sua solita dolcezza,

ma ora mia piccola amica è meglio che torni a riposare, domani hai ancora la scuola che ti aspetta. Ti ritroverò anche domani chiese Valentine? La voce sospirò e disse: Se mi vorrai… ci sarò anche domani.

La luna brillava nel cielo, i grilli nel campo ballavano, cantavano, Valentine friniva nel sonno come in suo sogno facesse parte della festa.

3° parte

Era l’ora della ricreazione e come in tutte le scuole che si rispettino, c’era un fuggi fuggi di bambini in tutte le direzioni, un vociare che sovrastava ogni altro rumore un gruppetto di monelli stava canzonando Valentine: Femminuccia, fifona. Si sa, a quell’età le bambine sono una seccatura, loro stavano giocando alla guerra, un gioco da veri uomini, spade di legno, sassi, ma sassi veri che volavano in tutte le direzioni e alcuni rumori sordi facevano capire che qualche testa avrebbe avuto dei bernoccoli, Valentine detestava questi giochi, proprio la sua richiesta di smetterla aveva invogliato i maschietti a canzonarla. Visto che non c’era verso di farli smettere si allontanò per non rischiare di prendersi in testa qualche sasso vagante. Non vedeva l’ora di tornarsene a casa. Ancora un’ora di storia poi…. La maestra inizio a spiegare le guerre puniche. Ancora guerra? I libri di storia ne sono pieni, finita una sotto un’altra, sembra proprio che non si pensi ad altro. Valentine cominciava a sospettare di essere fuori del normale visto che non le piaceva nulla di tutto questo, i compiti per casa riguardavano il riassunto della lezione di storia e quindi per oggi non se ne sarebbe liberata. Mangiò con la sua famiglia e con continui sguardi di intesa tra lei e il suo papà e poi, come sempre, andò a fare i compiti. Alla fine giocò un po’ con il gatto rosso e nero che la veniva a trovare viaggiando per i tetti in tutta tranquillità, lo aveva chiamato Miaurizio, faceva le fusa, le graffiava le mani ma era di un buffo quando giocava con la palla…Venne ora di dormire e questa volta rimase un po’ ansiosa, era talmente eccitata al pensiero di addormentarsi che le ci volle molto di più del solito ma alla fine si addormentò ed il suo visino riprese la solita aria felice.

-Valentine… Valentine Svegliati!

-Oh eccoti finalmente! Saltò giù dal letto come se di colpo avesse preso fuoco il materasso,

posso andare su quella stella lassù? Posso?

-Non così in fretta Valentine, non ci siamo nemmeno salutati, ci vuole un po’ di armonia nelle cose e anche una certa ritualità sai?

-Oh! scusami ti prego e che proprio volevo… perdonami.

-Non c’è niente da perdonare disse la voce ridendo sommessamente, in cuor suo sapeva che era una bambina buona, doveva solo imparare a controllare un poco le sue emozioni. Dunque quale stella chiese?

-Quella lì, disse indicando con il dito, quella più grossa e brillante, e subito si affrettò a prendere la scala ma con sorpresa, nonostante gli sforzi per immaginarla più lunga, non era lunga abbastanza, arrivava si e no a un quarto della strada, rimase con un’aria interrogativa per dieci minuti buoni, il buon amico, divertito dalla sua espressione si mise a ridere.

-Che c’è di così divertente? chiese Valentine,

-Dovrai imparare una cosa nuova oggi rispose la voce sempre ridendo, più lontani sono i nostri desideri più adeguati devono essere i propri mezzi. Oggi imparerai a volare, ora dammi la tua mano.

-Ma come faccio a dartela se solo ti sento ma non ti vedo?

-Suvvia Valentine! Usa la fantasia. Valentine allora porse la sua mano destra e si aggrappò ad una mano immaginaria, in fondo non era molto diverso da appoggiare la scala sulla luna e si preparò a decollare ma quando vide le automobili nella strada giù in fondo che sembravano formiche le vennero le vertigini ed ebbe paura.

-Ci sono dei momenti in cui si può solo credere Valentine, non sempre gli obiettivi sono alla portata di mano e ben visibili sai? Bisogna avere fiducia

-Si si disse, ma intanto guardava giù e faceva un passo avanti poi uno indietro.

-Coraggio! ti aiuterò io.

-Beh!…. So che sei una voce buona e non mi farai del male disse con la voce e le gambe che tremavano come foglie al vento poi fece un passo avanti, chiuse gli occhi e andò.

-Stò volando, guarda sto volandoooo! Sembrava fosse nata per fare solo quello tant’era brava, faceva picchiate, girava intorno ai camini, sopra un tetto scorse anche Miaurizio che le rivolse spaventato un miagolio di sorpresa, scese a pelo dei tetti delle auto poi risalì in alto sempre più in alto e la città diventò piccola e piena di luci tanto che si confondevano con le stelle.

-Mi sembrava volessi andare su quella stella lassù, disse la voce che si stava divertendo un mondo nell’ osservare Valentine.

-Si si, stavo solo facendo un po’ di pratica, sai, non capita mica tutti i giorni di volare così senza le ali. Poi la voce e Valentine che ormai aveva padronanza dei suoi movimenti, si avviarono verso la stella prescelta. Il cammino fu molto lungo e intanto passarono il tempo chiacchierando.

-Parlami della lezione di storia di oggi?

-E tu come lo sai? chiese Valentine, ah già rispose più che a se stessa che a lui, tu ci sei sempre. Ma ora vuoi che parli di questa cosa che mi ha rattristato? Proprio ora che sto.. imparando a volare?

-Sono pensieri che meritano una risposta non credi? Disse la voce

-Si, forse si, disse Valentine sospirando, c’è sempre una guerra da qualche parte e sembra che quando non c’è, gli uomini stiano sulle spine e non vedano l’ora di farne un’altra.

-La guerra Valentine, è un altro aspetto della menzogna, anch’essa si fa per paura di perdere il proprio potere sugli altri, quando ci si sente minacciati o quando si finge di sentirci minacciati.

-e anche in questo caso dici che se l’uomo imparasse ad ascoltare il cuore non farebbe più guerre?

-Già, fanno le guerre per conquistare qualcosa ma se ascoltassero il loro cuore capirebbero che non c’è niente da conquistare, è già tutto loro, ogni cosa nell’universo è già nelle loro mani.

-Ma si uccidono! Si ammazzano veramente! Non lo fanno per gioco, intere popolazioni vengono sterminate e chi vince diventa pure un eroe, i libri di storia li definiscono grandi uomini. Tu hai una spiegazione per tutto, hai ogni volta una risposta per spiegare un maniera buona ciò che buono non è…

La voce l’ascoltava perplesso, Non è più una bambina pensava, ma non le posso spiegare tutto, solo scoprendolo da sola lo capirà.

- ma l’uomo non è cattivo? chiese infine Valentine. Ci fu una lunga pausa, tanto lunga che questa volta Valentine si aspettava di sentire una risposta diversa, ma la voce disse: No,… non lo è, credimi sulla parola Valentine, ma non te lo posso spiegare, il tuo compito da oggi in poi, sarà quello di scoprire perché non lo è.

-non è mica un compito facile per una bambina

-Forse più di quello che credi Valentine, ogni medaglia ha il suo rovescio, ogni cosa ha il suo lato positivo, trovarlo è un gioco entusiasmante.

-mi fido di te e lo farò.

Così chiacchierando, quasi senza accorgersene arrivarono sulla stella, atterrarono in un morbido prato, c’era una luce fortissima, tutti i colori erano brillanti e le cose sembravano un po’ sfuocate come se brillassero di luce propria, l’erba sembrava un tappeto di smeraldo luminoso e Valentine riacquistò in un baleno la sua gioia, si mise a correre sull’erba fece una capriola dietro l’altra, annusò tutti i fiori profumati che incontrava e poi ansimante per il troppo correre si lasciò cadere sull’erba a braccia spalancate guardando il cielo di un azzurro intenso, limpido come un laghetto di montagna, aveva in sé una felicità che non aveva ancora provato, sembrava non avesse limiti e allargando le braccia le sembrava di abbracciare l’universo intero.

-perché non ti fai vedere? Voglio abbracciartiiiii, gridò Valentine al vento e il vento portò il suo grido con se, lo consegnò all’eco che lo fece rimbalzare in ogni luogo.

La voce l’osservava, vedeva un piccolo essere umano che si fondeva con l’universo, non cercava di sovrastarlo ma ne era parte integrante, tutto ciò rispettava il progetto iniziale per cui era stato creato, il suo cuore si riempì di gioia ma nel contempo si intristì, possibile che fosse costretto a rivedere le sue decisioni, possibile che si fosse sbagliato così tanto?, per la prima volta nella sua lunga vita fu assalito dai dubbi e per la prima volta nella sua vita diventò triste perché non sapeva cosa fare.

-Voglio abbracciartiiiii! Gridò ancora Valentine al vento e il vento portò il suo grido con se, lo consegnò all’eco che lo fece rimbalzare in ogni luogo.

Come risposta ci fu solo un soffio di vento che le mosse i capelli, qualche goccia di pioggia cadde sul suo viso, eppure…. non c’era nemmeno una nuvola in cielo.

-Lo stai già facendo Valentine, rispose la voce con un tono di triste dolcezza, senti… prosegui, è venuto il momento di partir="font-family: Geneva; color: #FFFF99"> 

Il Guaio dei bambini è:

che prima o poi crescono! e la cosa più difficile del  mestiere di Genitore è proprio accettare che un po’ alla volta imparino ad arrangiarsi e quindi che sbaglino da soli facendo gradualmente le loro esperienze.

Un piccolo di rondine che sta imparando a volare, può correre il rischio di cadere dal nido,  di finire tra le grinfie di un predatore, ma le rondini sanno che se non impara a volare in fretta, l’inverno non ci metterà molto ad arrivare. Così, è proprio perché lo amano immensamente che lo spingono ad imparare in fretta quello che la vita prima o poi, con le buone o con le cattive gli insegnerà.

 

Il bello dei Genitori è:

che se veramente lo desiderano, proprio per la loro esperienza vissuta, possono fare al loro bambino interiore tutte le domande che vogliono e se sono particolarmente attenti, ricevono più risposte di quante siano le loro domande.       

 

 

 

 

 

CI VORREBBE UN AMICO

 

Conobbi una persona, non potevamo definirci amici anche se c'erano alcune affinità di pensiero ed un giorno mi disse: senti, potresti farmi grosso favore?  Certo! risposi, rimase così stupita dalla mia risposta che a sua volta mi chiese: ma come! Mi dici di si senza nemmeno sapere cosa sto per chiederti?  Senti, dissi a mia volta, ti ritengo abbastanza sensata da pensare che non mi chiederai di portarti la luna domani sera a casa, magari mi darai una settimana di tempo per organizzarmi. Fu così che diventai suo amico. Ogni qualvolta aveva un problema o qualche situazione da sfogare mi chiamava e facevamo quattro chiacchere. Poi un giorno fui io ad avere bisogno di un supporto e la cercai ma non la trovai, per ogni appuntamento che cercavo di fissare c'erano degli impedimenti, così lasciai perdere, di conseguenza mi venne da pensare con un po' di amarezza: eh si mia cara! mi hai detto che io sono un amico per te ma tu… sei un'amica per me? C'era qualche cosa che non mi quadrava in tutto questo, qual'era la risposta? Come si può definire la vera amicizia?

Nel lontano 84 un "amico" mi invitò a frequentare il corso di dinamica mentale, fu un bivio importante, da quel momento terminai la mia fase di vita insulsa per dedicarmi a capire chi fossi e perché fossi venuto al mondo. Sarebbe una menzogna se vi dicessi che da quel momento in poi le cose andarono a gonfie vele, costruii delle cose, fallii un sacco di volte, mi rialzai, ricominciai da capo, divorziai, rimasi completamente solo, mi trovai senza lavoro sull'orlo di una catastrofe finanziaria, finii in ospedale, scoprii nuovi interessi a cui mi dedicai anima e corpo ma tutto questo con una grande consapevolezza, che tutto dipendeva da me, e su di me potevo lavorare finché ne avessi avuto voglia senza chiedere il permesso a nessuno. Ora la maggior parte dei miei veri amici sono persone che vedo raramente, addirittura qualcuno non lo conosco nemmeno e dirò di più, alcuni di loro sono del tutto immaginari, frutto della fantasia di qualche scrittore ma tutto ciò che ho avuto da loro sono dei pilastri fondamentali su cui ho costruito la mia filosofia di vita, e non potete immaginare a che livello sia la mia felicità.

Quindi io mi sento in dovere di fare un ringraziamento, ma un ringraziamento veramente con il cuore, a tutti coloro che mi conoscono, a quelli che non mi conoscono, che mi hanno detto solo ciao quando avevo bisogno proprio di quello, a quelli che mi hanno abbandonato al mio destino perché trovassi da solo la mia strada, a quelli che pur ignorando la mia esistenza mi hanno aiutato, quelli che sono stati capaci di piangere quando il mio cuore piangeva, a quelli che hanno anche riso delle mie lacrime, a tutti quelli che stanno lavorando per se stessi  e che inconsapevolmente lavorano anche per me.

Grazie di cuore amici! E se un giorno capiterà che ci incontriamo e mi chiederete un favore non stupitevi se risponderò senza indugi: Certo!

 

 

 

FELICITA’ IN CONFEZIONE SPRAY

(Magic omeopatic products made in Dheli - India)

 

            Il mondo è fatto a onde, un colpo si è sulla cresta un’altro si è in fondo è così che vanno generalmente le cose ma quando si è in fondo sembra che tutto crolli, che tutto vada per il verso sbagliato e allora ci si intristisce non poco, ci sono persone che vivono sempre in fondo e che quando stanno per risalire sono talmente incredule che ciò stia accadendo, che perdono il balzo e ritornano immediatamente in fondo.

            Un giorno di una fase veramente bassa, giravo per il mercato di paese in cerca di un paio di jeans, non ci vado spesso, la confusione proprio non mi piace e tanto meno in quei momenti, camminavo guardandomi per lo più la punta delle scarpe poi notai un banchetto nuovo gestito da.... un indiano, un indiano vero con il turbante arancione, con due occhi neri, lucenti e profondi come due pozzi, un pizzetto altrettanto nero e un sorriso enigmatico stampato in faccia. Nel suo banco di esposizione aveva solo un articolo: “felicità in confezione spray” mi venne da sorridere, è già qualcosa pensai, sono due giorni che non ci riesco, così spinto dalla curiosità mi avvicinai, se c’è qualche rimedio contro la tristezza fa proprio al caso mio. Ebbene come funziona questo prodotto miracoloso? Semplice saib, sta scritto su istruzioni, basta spruzzare pochino su fronte e attendere qualche minuto. E quanto costa chiesi? Niente saib tutto gratis. Scoppiai in una fragorosa risata, e quando mai qualcuno si mette un banco al mercato per non guadagnare nulla? Tu no preoccupa saib, io guadagno bene. Bah! hai visto mai, se funziona veramente ed è gratis me ne prendo due sporte, tutto quello che posso portare a piedi. Mi guardò con aria incredula e divertita nello stesso tempo e sempre fissandomi come se fossi un buffo animaletto me ne diede 20 flaconi, auguri saib mi disse ridacchiando. Sinceramente me ne andai convinto che mi avesse in qualche modo fregato ma in fondo non avevo pagato nulla quindi la coscienza non mi turbava più di tanto. Lasciai perdere il resto, i jeans potevano aspettare, la felicità no.

Corsi a casa e mi misi subito all’opera, aprii il primo flacone e ne spruzzai un poco sulla fronte, non lessi le istruzioni ma feci come mi disse l’indiano, una sensazione di caldo e poi freddo, un profumo di menta, rosmarino e qualche altra sconosciuta spezia,  e... magico! dopo un minuto mi sentii felice, mi era tornata di colpo la voglia di fare, di divertirmi, di andare al cinema e tante altre cose. Continuai così per una settimana spruzzandone un po’ al mattino a mezzo giorno e alla sera, se era felicità ne volevo tanta e tutta per me, le facce tristi e melanconiche che incontravo non intaccavano il mio umore come capitava prima, avrebbero sicuramente anche loro trovato prima o poi un indiano com’era capitato a me. Poi con il passare del tempo gradualmente le cose cambiarono e al penultimo flacone, a parte il buon profumo di menta e rosmarino, non restava altro; nessun effetto. Mi apprestai a tornare al mercato per chiedere all’indiano come mai ci fossero dei flaconi diffettosi e... sorpresa delle sorprese! nessuno l’aveva mai visto anzi, mi risero tutti in faccia. Preso dallo sconforto me ne tornai a casa, mi misi a fare zapping sulla TV ma volevo comunque arrivare a capirci qualcosa così presi il flacone dal ripostiglio e feci quello che non avevo ancora fatto, lessi l’etichetta sul flacone.

 

posologia: 1 breve spruzzo al mattino solo in casi di estrema necessità

effetti collaterali: in caso di sovradosaggio alcuni soggetti possono subire delle

                                     profonde crisi depressive, nella maggioranza dei casi il prodotto

                                     risulta essere del tutto inutile

rimedi immediati: “non” consultare il medico, regalare il flacone a qualcunaltro.

 

Ci pensai profondamente ma non venni a capo di niente, solo che forse ne avevo usato un po’ troppo, ma  quel “regalare il flacone a qualcun altro” poi.... vah beh! tanto se non funziona più che me ne faccio? Così andai a fare quattro passi con il flacone in tasca e di lì a non molto trovai una persona con la faccia talmente triste da far piangere anche un pezzo di legno, cercando di non offenderla le chiesi cosa capitasse, ovviamente senza dirle che ero pressapoco agli stessi passi, mi trasformai in una bugia vivente fingendo che a me andasse tutto bene. Mi raccontò della triste famiglia, del suo burbero marito che la picchiava del suo poco appagante lavoro di altre cose veramente tristi.

senti le dissi, ti offro un caffé e forse ho qualcosa che fa al caso tuo (quel “forse”  era l’unica nota che ad un interlocutore attento avrebbe fatto capire che in quel momento non le stavo dicendo la verità), così mentre prendevamo il caffé le diedi il flacone, le lasciai il mio numero di telefono pregandola di sapermi dire come si sarebbe trovata (che rischio! Devo essere proprio matto a lasciarle pure il mio telefono). Mi salutò e mi ringraziò con un mezzo sorriso sulle labbra come per dire: grazie ma per me non c’è più niente da fare io non credo alle favole.

Chissà perchè regalando il flacone ad Annalisa (così si chiama),  mi sentii come liberato da un peso. Tornai dopo un’oretta a casa e non feci nemmeno in tempo a mettere le scarpe nel ripostiglio che il telefono squillò, alzai la cornetta e sentii una voce concitata dall’altra parte, un miscuglio di urletti di gioia, di ringraziamenti di frasi balbettate, grazie grazie! cosa posso fare per te? non so come ringraziarti ecc ecc. Ci misi un po’ per capire che si trattava di Annalisa alla fine la rassicurai che non mi doveva nulla e ridacchiando senza pensarci su dissi: è tutto gratis, chiamami quando vuoi.

Credetemi nemmeno il primo spruzzetto di quel primo magico flacone aveva provocato in me una tale felicità. Questa storia la devo proprio scrivere pensai e andai nel ripostiglio a togliermi le scarpe. e....Sorpresa delle sorprese! nello scaffale c’erano 20 flaconi del Magic Omeopatic Products made in Dheli - India con una busta allegata che aprii immediatamente.

Gentile Saib, senz’altro avrà capito come funziona il prodotto, le auguro tanta felicità da ora in avanti. Grazie per aver scelto i prodotti della Magic Omeopatic Product.

Ora ho un banchetto al mercato con esposti 20 flaconi di felicità in formato spray tutto ovviamente gratis e gli affari mi vanno talmente bene che ho deciso di regalarli anche via internet. Qualcuno me ne chiede uno alla volta, altri se li prendono tutti e ridacchiando, perché tanto so che non lo farà nessuno dico: legga le istruzioni.... saib.

  

Le favole colorate

 

 

 

 

 

IL PROTAGONISTA

 

 

Il pesante sipario, unica barriera tra il palcoscenico e la platea era chiuso, nessuno poteva udire i rumori provenienti dall’altra parte. Tutto stava procedendo secondo i piani, al pomeriggio le prove generali poi gli ultimi ritocchi e la pulizia del palco, un controllo generale alle scenografie mobili che tutti i tiranti fossero liberi di scorrere nelle carrucole per i cambi di scena, i grossi fari da 10kw fresnel tra le quinte emanavano un leggero ronzio e facevano capire di essere pronti a dare il loro contributo per gli effetti speciali con potentissimi tagli di luce laterale. Nei camerini, truccatrici, costumiste e parrucchieri erano in continuo fermento, anche loro in fondo esibivano al pubblico i loro capolavori. Annie, nel silenzio totale del palcoscenico stava togliendo qualche rimasuglio di scotch lasciato dagli elettricisti, toglieva la polvere dalle scene, lucidava quello che doveva brillare, qual’era il titolo dell’opera? Ah si "il protagonista" un unico atto di un autore nuovo quasi sconosciuto, ma d'altronde per il lavoro che svolgeva non importava molto che lei conoscesse trame ed autori. Finito, si sedette un attimo nella poltrona in scena per il primo atto guardando in tutte le direzioni per vedere se le era sfuggito qualcosa. Improvvisamente il sipario si aprì senza lasciarle il tempo di uscire dalla scena ed un fascio di luce bianca fortissimo la illuminò accecandola.

Rimase sorpresa, ammutolita. Che scherzi sono questi? Pensò. Non a me disse quasi urlando di spavento, non è su di me che dovete puntare i riflettori io non faccio parte della compagnia, chiese scusa alla platea, scusate, c’è un equivoco io sono solo una dipendente del teatro, ma più parlava per scusarsi più il pubblico sembrava attento. Ogni tanto qualche soffocato colpo di tosse, dei leggeri brusii. Io ero qui che facevo le pulizie, gli ultimi ritocchi, oh beh! è vero quando mi è stato offerto questo lavoro ho accettato di buon grado, non sono mai stata brava a recitare anche se lo avessi desiderato con tutto il cuore, non mi sono mai sentita all’altezza, sapete, non è cosa da tutti presentarsi davanti ad un pubblico, tutte quelle battute da ricordare però anche facendo soltanto le pulizie mi sarei sentita vicina, avrei dato il mio contributo da dietro le quinte e magari in un futuro chissà, poi… beh poi succede che il lavoro ti impegna, le cose da fare qui sono molte e non resta molto tempo per pensare ai propri sogni. E' proprio così! Disse una voce baritonale di un attore che comparve camminando lentamente verso di lei. Ma che succede pensò Che sta succedendo?!   Qui sono tutti matti! il pubblico è già in sala, ha pagato il biglietto per vedere un'opera teatrale e si perdono in chiacchere con una donna delle pulizie e ora anche questo bell'imbusto compare da chissà dove per dare del filo da torcere. Scusi, scusi anche lei,  credo ci sia un equivoco, vede.. io sono la donna delle pulizie e per sbaglio sono rimasta in scena mentre il sipario si apriva ma se ora volete continuare io posso uscire e si scusò nuovamente con la platea, se io fossi stata tra il pubblico pensò mi sarei indignata avrei cominciato a vociare a più non posso ma questo pubblico sembrava proprio non capire che era tutto uno sbaglio che questa non era l'opera in programma. Calò un silenzio tanto lungo che Annie sperò che si aprisse improvvisamente una botola sul pavimento per farla scomparire. Suvvia Oswald disse una voce femminile comparendo da un altro lato, veniva avanti con un bel sorriso facendosi aria con un ventaglio, era veramente una donna splendida, degna di fare l'attrice. Non sarà mica il modo di trattare una signora no?  Lasciarla così senza nemmeno un briciolo di conversazione, dov'è finita la tua rinomata galanteria?   Ma…a dire il vero cara Jasmine, aspettavo la sua battuta disse Oswald indicando Annie, ma.. ma di quale battuta parlate? Chiese Annie, qui.. sentite qui state facendo un sacco di confusione, senta signora.. forse magari lei può capire vede… io sono la donna delle pulizie, ero qui che controll….si si l'abbiamo capito cara Annie la interruppe Jasmine sempre sorridendo, ma allora…. se l'avete capito  che ci faccio ancora qui? Ok sentite…. ora me ne vado, chiedo scusa a tutti, non faccio parte della commedia quindi è logico che me ne vada, e si avviò a passi veloci per uscire di scena ma Oswald la prese dolcemente sotto braccio quasi accarezzandola, visto che è qui cara Annie gradirebbe almeno prendere una tazza di té con noi? Saremmo onorati della sua compagnia. Della mia compagnia? chiese stupita Annie, e poi scusate…. ma come mai conoscete il mio nome? Oswald e Jasmine si guardarono come per cercare di capire qualche cosa che andava oltre la comprensione di Annie. E va bene, sbuffò Annie, se è d’accordo anche il pubblico, prese un po' di coraggio e quasi aspettandosi di sentirsi dire di farla finita chiese al pubblico: siete d'accordo? In risposta dalla buia platea, ci fu una risatina sommessa, poteva anche non esserci nessuno per quanto poteva vedere ma quella risatina le fece capire che la sala era gremita di gente. Provò a ripararsi gli occhi dalla forte luce mettendo la mano sulla fronte guardando in platea per scorgere il pubblico. Qui mi stanno prendendo in giro tutti quanti pensò, vuoi vedere che alla fine salta fuori qualcuno che mi dice: sorridi! Sei su candid camera!

E vada per il té allora disse Annie al limite dell'esasperazione. La scena cambiò e si trovarono in un salottino con delle poltroncine stile Luigi XV e un tavolinetto in legno ben lavorato. Arrivarono veloci un cameriere ed una cameriera portando dei biscotti e delle tazze di Té bollente. Ci racconti qualche cosa di lei riprese Oswlad con la sua calda voce. Che posso dire di me? Ho avuto una vita comunissima, niente di speciale, nessun fatto eclatante, nessun episodio eroico, provengo da una famiglia piuttosto povera ho un altro fratello e una sorella, ho fatto soltanto le scuole dell'obbligo poi sono andata a lavorare in una fabbrica alla fine sono approdata qui. Casualmente? Chiese Oswald sorseggiando il suo té, Proprio casualmente no rispose Annie, il lavoro in fabbrica non mi dava molta soddisfazione e così decisi di trovare qualcosa di più interessante, sfogliai un giornale e tra le varie opportunità c'era anche questa: cercasi donna tutto fare per il Teatro laboratorio e così telefonai, ed ora eccomi qui. Prese anche lei a sorseggiare il suo tè, ormai coinvolta nella amichevole conversazione aveva accantonato quella sensazione iniziale di non appartenenza, in fondo Oswald e Jasmine erano simpatici e cordiali e la mettevano a suo agio. Ha detto una cosa molto bella disse Jasmine, lei ha detto:  "tra le varie opportunità", poteva scegliere benissimo dell'altro ma invece ha scelto proprio questo come mai?

Ma sì in fondo il teatro mi ha sempre affascinato, però non ho mai pensato di poterlo fare, culturalmente non sono all'altezza, non ho mai studiato e infatti sono solo la donna delle pulizie, ooooh ancora con questa storia disse Oswald ma Annie! possibile che Lei non abbia ancora capito? Annie si trovò un po' imbarazzata, stava pensando cosa ci fosse  da capire, sono così tonta da non capire una cosa che sembra ovvia a tutti qui dentro? Fu Jasmine questa volta a sollevarla, appoggio la mano sopra la sua e la guardò sorridendo, non un sorriso di scherno ma con la dolcezza che un adulto guarda un bambino quando sta per spiegargli qualcosa di importante. Le posso dare del tu? Annie acconsentì, mia cara Annie, hai idea di quante persone al mondo lascino scorrere la vita davanti ai loro occhi pensando di non farne parte? Lo sai quante persone sono convinte di essere soltanto dei comuni ed insignificanti spettatori? Persone che non si sentono degne nemmeno di avere un pensiero perché se capitasse di averne  lo considererebbero un'appropriazione indebita? Già, continuò Oswald parlando lentamente con la sua calda voce baritonale, ci sono anche persone che non si assumono nessuna responsabilità, che quando capita qualche cosa di male la colpa è sempre di qualcun altro, e quando le cose vanno bene è merito della fortuna o del buon Dio, loro in fondo sono solo spettatori, cosa ci si potrebbe aspettare?  Annie rimase in silenzio riflettendo su ciò che aveva appena sentito, aveva dei pensieri che correvano velocemente in testa ma non riusciva ad afferrarli. Perché le stavano dicendo tutto ciò? Perché stavano qui a parlare di tutto questo con una donna delle puliz…. Si, una donna delle pulizie ma in realtà non ne era più molto convinta, ma guarda che pasticcio, che confusione mi hanno messo in testa! Doveva andare in scena una commedia, una semplice commedia come succedeva normalmente da anni e noi stavamo qui a parlare tranquillamente bevendo tè e mangiando biscotti in scena, e.. il pubblico chissà cosa pensava, e… il direttore del teatro come l'avrebbe presa? Nel frattempo la luce bianca principale si attenuò e si accesero i fari laterali di un blu intenso ma Annie non se ne accorse nemmeno. Però, in fondo quello che avevano detto questi due attori che sembravano pienamente a loro agio era sensato, tra un'idea fugace e un'altra Annie rifletteva sul fatto della scelta di questo suo lavoro, aveva forse fatto dei passi per realizzare un suo sogno e poi si era sentita indegna di farne parte e avevo scelto di rimanere a guardare? stavano dicendomi questo? Come se capisse i suoi pensieri,  Oswald guardandola intensamente le sorrise e facendo un profondo sospiro si alzò, si alzò anche Jasmine e presero sottobraccio Annie che ancora aveva o sguardo trasognato immerso nei suoi confusi pensieri,  tutti e tre  si avviarono verso il centro del palcoscenico. Oswald si aggiustò la giacca e disse:  bene… si è fatto tardi. Oh mio Dio! sono le undici e mezza ribatté Annie dopo essere caduta di botto nella realtà, ma… il protagonista? Chiese, riferendosi alla commedia che non era nemmeno iniziata.

Ma lo spettacolo è terminato, e il protagonista eri tu Annie!  

Non dimenticarlo mai,  e  non dimenticatelo nemmeno voi che siete seduti in sala a guardare;  nessuno è venuto al mondo per essere uno spettatore, sia che ne siamo consapevoli o no, sia che decidiamo di agire o di vivere passivamente, siamo tutti, indistintamente,  protagonisti.

 

Le Favole Colorate

Gam Monteforte

R.Z.

 

 

 

 

 

UN TERRESTRE EXTRATERRESTRE

 

Per un pilota i preparativi sono come i riti per le religioni, la pianificazione del volo controllando attentamente le carte, facendo i dovuti calcoli del consumo del carburante, pianificando ogni eventuale anomalia per intervenire nel migliore dei modi, questa è la fase iniziale, poi subentrano i controlli predecollo del velivolo, bulloni, tiranti, motore, ali e tutto quello che può creare dei problemi seri. I controlli non bastano mai ed è meglio eccedere in pignoleria. A differenza della religione, che se ci si comporta male si va all'inferno pur non sapendo bene cosa e dove sia, nel volo se ci si comporta male si batte per terra che è un luogo conosciuto e sempre visibile.

Questa domenica avevamo pianificato bene il tutto, dovevamo compiere un tragitto di cento km ed i tre velivoli erano in moto nella fresca mattina di settembre che si stavano riscaldando mentre di lì a non molto la rugiada sarebbe evaporata e la giornata sarebbe stata ancora piuttosto calda nonostante gli evidenti segni della fine dell'estate. L'unica cosa che non andava era la mia bussola, è l'unico strumento che non si può rompere ma da qualche giorno aveva perso il liquido ammortizzante al suo interno e quindi era del tutto inaffidabile. Decisi comunque che per il breve tragitto avrei seguito gli altri. E' un errore credetemi, la cosa peggiore è non sapere dove si sta andando senza contare che non si può perdere di vista quello che ci sta davanti perdendo così l'occasione di osservare il paesaggio che si sorvola e anche, altro fatto importante, se quello che sta davanti ha dei problemi automaticamente diventano anche i nostri. Comunque tutto andava bene, avevamo lasciato la pista e ci stavamo dirigendo a sud, c'era un po' di foschia ma niente di preoccupante, ci avrebbe pensato il sole a spazzarla via tra non molto. Dopo circa 30 minuti di volo però avevamo iniziato a scorgere sotto di noi delle lingue di foschia sempre più densa fino a trasformarsi in vera e propria nebbia. Vedevo l'altro che proseguiva ed io lo seguivo a circa cinquecento metri di distanza, poi la nebbia si fece più insistente fino a diventare un muro, prendemmo quota tutti due contemporaneamente per starci di sopra ma avevo un sacco di campanelli d'allarme che suonavano ininterrottamente nella mia testa. Se il motore decide di fermarsi ora che si fa? Se si fermasse il motore di quello davanti mi troverei completamente solo e non saprei nemmeno che fine ha fatto scomparendo dentro la nebbia, tutto questo accadrebbe come in un film muto, senza urli, rumori o musiche, nel silenzio lo vedrei scomparire e non saprei più nulla. Però c'era dell'affascinante in tutto questo, volare sopra le nuvole è come volare in un altro mondo, si è abituati solitamente alle forme geometriche dei campi con le strade, le casette minuscole, i paesi i fiumi, un miscuglio di colori affascinanti e varianti a seconda dell'angolazione della luce. Sopra le nuvole invece c'è un paesaggio tutto bianco, accecante dal riverbero dei raggi del sole, anche questo è molto vario, ci sono montagne, valli e pianure anche qui, alcune nuvole sono imponenti alte 5 o 6 mila metri,  verrebbe veramente voglia di atterrare su una nuvola e sedersi a fare un picnick, poi a volte c'è un buco e attraverso il buco si vedono delle cose curiose, si vedono delle strade, dei prati verdi e tutto d'un tratto sembra strano che sotto le nuvole, molto più in basso ci sia qualcos'altro, quel mondo che fino a poco prima ci era familiare ed ora non lo è più. Volare sopra un mare di nebbia invece è ancora diverso, il cielo azzurro si fonde con l' orizzonte che sfuma graduatamente al bianco, ogni riferimento è perduto, in qualsiasi direzione si guardi è lo stesso, un paesaggio etereo veramente da fantascienza e la cosa più curiosa l'ebbi quando decisi di fare una virata di centottanta gradi per tornare indietro. Di solito nel nostro mondo conosciuto quando si inizia una virata si vede l'orizzonte che si muove nella direzione opposta ed è proprio grazie a questo riferimento che ci si accorge di quanto e come si sta virando, qui in questo nuovo pianeta invece non c'era nulla di tutto questo, iniziai la virata e non si mosse nulla come se qualcuno per farmi uno scherzo mi avesse preso per la coda e mi avesse tenesse fermo, ma sto veramente virando? Dio quanto mi manca la bussola ora, sicuramente avrò virato ma quanto? starò tornando indietro  o sarò di nuovo nella direzione di prima, ma si che stupido! Basta guardare il sole no?, dunque… andando a sud ce l'avevo a sinistra ed ora invece ce l'ho dietro quindi ho virato di soli novanta gradi, corressi nuovamente la direzione e sperai che fosse la direzione giusta ma se non altro avendo un buon riferimento avrei avuto delle buone possibilità. Fu così infatti, dopo circa 5 minuti cominciai a scorgere il mondo conosciuto con i suoi punti fissi e riferimenti, speravo in cuor mio che anche gli altri avessero optato per la stessa scelta, continuare sarebbe stato un rischio troppo grosso. Tornai così ad essere di nuovo un terrestre nel suo universo conosciuto e stabile. Una volta a terra rimasi qualche minuto ad assaporare l'esperienza vissuta e mi venne da pensare che in fondo anche nella vita di tutti i giorni abbiamo bisogno dei nostri riferimenti e che forse è la scarsità di questi punti fissi che provoca un così alto numero di persone senza meta, senza obiettivi che vagano indifferenti non osservando nulla, immersi nell'oblio di un'illusione che cambia per volere di chi invece ha le idee molto chiare, che fa credere, ovviamente per un suo personale interesse, che i valori sono fatti di oggetti. Non è di questo che abbiamo bisogno, ci serve un orizzonte fisso ed immutabile, un qualcosa che non possiamo possedere ma possiamo prendere come riferimento per costruire la nostra strada mattone su mattone.

 

 

Le favole colorate

GAM Monteforte

R.Z.

 

 

 

ADDOMESTICARSI UN PO

 

Qualcuno si ricorda la storia del Piccolo Principe nel capitolo in cui la volpe diceva di voler essere addomesticata perché il colore del grano che per lei non significava niente le avrebbe fatto ricordare i capelli del suo nuovo amico? Beh per i musicisti e la musica è un po’ la stessa cosa. Mozart non mi è mai interessato molto, in genere non ascolto molto opere che già dalle prime note si capisce dove andranno a finire, sono un amante del rischio, dell’ignoto, mi piacciono le sorprese, gli effetti speciali e le cose che di punto in bianco cambiano lasciandomi stupito. Voi mettere quel pazzo scatenato di Strawinsky?  Petruska o l’uccello di fuoco dove ogni volta che lo si ascolta è un viaggio verso l’ignoto, ogni battuta o periodo musicale ti chiedi: ma cosa mai tirerà fuori dal cappello questo mago Merlino? Le note si attorcigliano, il tempo si allunga e si accorcia come un elastico, le orchestrazioni sono tutto fuorchè normale, l’abbinamento dei suoni, melodie dal sapore dolce, aspro, piccante a volte liquide come l’acqua più pura e a volte solide come metallo. Dio come mi piace!  Poi io non sono capace di ascoltare musica come tutte le persone normali, ho bisogno di un rito preparatorio, abbassare la luce mettermi al centro degli altoparlanti, alzare lo stereo ad un volume che la musica entri anche dalle ossa, dai pori della pelle e non solo dalle orecchie con grande gioia dei miei coinquilini di condominio J solo allora mi sento pronto e con le orecchie continuo a cercare suoni che non avevo sentito, cerco di scovare uno strumento che è stato messo li per creare un effetto sonoro, quel genere di strumenti che ti accorgeresti solo se mancano ma non sapresti identificarli nell’insieme,  e riesco a vedere le facce dei musicisti, le espressioni del direttore d’orchestra, poi riesco a vedere anche il paesaggio dipinto dal compositore ed è a questo punto che di solito mi salgono le lacrime agli occhi, se allungassi un dito potrei toccare l’anima di chi ha scritto questa musica lo sapete? So che lo potrei fare e qualche giorno mi deciderò a toccarla e far in modo che lui si accorga di me.

Beh ma Parlavo di quel volpino di Mozart , come dicevo non mi aveva ancora addomesticato e quindi non avevamo nessun rapporto di amicizia, poi un giorno capitò che un carissimo amico concertista mi chiese se si poteva fare un video di un concerto. Come no! risposi sarebbe stato un concerto di Mozart per Piano e Orchestra e visto che c’era uno sponsor che non badava a spese non ho badato a spese nemmeno io, ho recuperato il meglio, una regia mobile con 6 telecamere, uno studio mobile audio per una registrazione in digitale 24/96. Così una settimana prima, un altro amico musicista ed io abbiamo trascorso nottate a studiare le partiture per preparare le inquadrature al regista che sarebbe venuto, siamo andati a studiarci l’acustica del teatro abbiamo selezionato le posizioni per le telecamere. Sapete una cosa? Guardare la paritura è come guardare le carte ad un giocatore, era fantastico, continuavamo ad esclamare: ma guarda sto figlio di buona donna cosa ha combinato qui! Guarda cosa gli fa fare ai violoncelli, ai contrabbassi e poi nell’allegro assai del concerto  K488 c’è un passaggio del fagotto, uno staccato che sembra lo possa fare solo dando la corrente a 220 sulla sedia. Beh insomma…. non dico che Mozart mi abbia addomesticato del tutto però mi ha dato una bella spettinata, è certo che se si vuole conoscere qualcuno non ci si deve limitare ad osservare la superficIe ma bisogna scavare a fondo per capire come c’è riuscito e magari anche perché. Non è così soltanto per la musica in fondo.

 

 

 

 

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Le note si attorcigliano, il tempo si allunga e si accorcia come un elastico, le orchestrazioni sono tutto fuorchè normale, l’abbinamento dei suoni, melodie dal sapore dolce, aspro, piccante a volte liquide come l’acqua più pura e a volte solide come metallo. Dio come mi piace!  Poi io non sono capace di ascoltare musica come tutte le persone normali, ho bisogno di un rito preparatorio, abbassare la luce mettermi al centro degli altoparlanti, alzare lo stereo ad un volume che la musica entri anche dalle ossa, dai pori della pelle e non solo dalle orecchie con grande gioia dei miei coinquilini di condominio J solo allora mi sento pronto e con le orecchie continuo a cercare suoni che non avevo sentito, cerco di scovare uno strumento che è stato messo li per creare un effetto sonoro, quel genere di strumenti che ti accorgeresti solo se mancano ma non sapresti identificarli nell’insieme,  e riesco a vedere le facce dei musicisti, le espressioni del direttore d’orchestra, poi riesco a vedere anche il paesaggio dipinto dal compositore ed è a questo punto che di solito mi salgono le lacrime agli occhi, se allungassi un dito potrei toccare l’anima di chi ha scritto questa musica lo sapete? So che lo potrei fare e qualche giorno mi deciderò a toccarla e far in modo che lui si accorga di me.

Beh ma Parlavo di quel volpino di Mozart , come dicevo non mi aveva ancora addomesticato e quindi non avevamo nessun rapporto di amicizia, poi un giorno capitò che un carissimo amico concertista mi chiese se si poteva fare un video di un concerto. Come no! risposi sarebbe stato un concerto di Mozart per Piano e Orchestra e visto che c’era uno sponsor che non badava a spese non ho badato a spese nemmeno io, ho recuperato il meglio, una regia mobile con 6 telecamere, uno studio mobile audio per una registrazione in digitale 24/96. Così una settimana prima, un altro amico musicista ed io abbiamo trascorso nottate a studiare le partiture per preparare le inquadrature al regista che sarebbe venuto, siamo andati a studiarci l’acustica del teatro abbiamo selezionato le posizioni per le telecamere. Sapete una cosa? Guardare la paritura è come guardare le carte ad un giocatore, era fantastico, continuavamo ad esclamare: ma guarda sto figlio di buona donna cosa ha combinato qui! Guarda cosa gli fa fare ai violoncelli, ai contrabbassi e poi nell’allegro assai del concerto  K488 c’è un passaggio del fagotto, uno staccato che sembra lo possa fare solo dando la corrente a 220 sulla sedia. Beh insomma…. non dico che Mozart mi abbia addomesticato del tutto però mi ha dato una bella spettinata, è certo che se si vuole conoscere qualcuno non ci si deve limitare ad osservare la superficIe ma bisogna scavare a fondo per capire come c’è riuscito e magari anche perché. Non è così soltanto per la musica in fondo.

 

 

 

 

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