Filastrocche per i bambini 

Racconti

I DUE RE
Vecchio Giorgio
DISTRAZIONE AUTO-DIDATTICA
Vecchio Giorgio
FASCINO ITTICO
Vecchio Giorgio
LEX IN UMBRA
Vecchio Giorgio
IL PESCE
Nicola Imbraguglio
Racconto
Nicola Imbraguglio
ARRIVEDERCI
Nicola Imbraguglio
FILASTROCCA D’AUTUNNO 
Maurizio Viola
Filastrocca uno, due e tre
Erika
Girotondo
Merlino47
Filastrocca dei mesi
Merlino47
 

 

Filastrocca dei mesi

Il Natale è già passato,
si avvicina l’anno nuovo,
un annetto se n’è andato,
con le foglie ha preso il volo.

Dietro l’angolo Gennaio
sta facendo capolino,
con la neve nel telaio
tesse e stende il bianco lino.

Trentun giorni più distante,
pien di vento e nuvoloni,
c’è Febbraio, quel birbante,
che prepara gli acquazzoni.

Marzo detto il pazzerello
con l’ombrello si diverte,
l’apre e chiude, quel monello,
toglie e mette le coperte.

Poi c’è Aprile addormentato
che nei pascoli riposa,
mentre Maggio, innamorato,
pensa già alla prima rosa.

Giugno tra le messi d’oro,
con il grano intesse danze,
stanco Luglio, del lavoro,
si prepara alle vacanze.

Nelle spiagge e tra le pigne
sfoga Agosto la sua arsura
va Settembre nelle vigne
e i bei grappoli matura.

Impaziente, Ottobre attende
con i libri ed il mantello
e Novembre il braccio stende
verso un fiasco di novello.

Sta Dicembre al davanzale
Scruta attento i bimbi buoni
Nel suo carro di Natale

Già prepara nuovi doni.

 

 

 



 

Girotondo



Dai, prendiamoci per mano
e facciamo il girotondo
questa volta andiam lontano
a scoprire com’è il mondo.

Ce ne andremo su nel cielo
attaccati a un aquilone
e dall’alto lo vedremo
proprio come un bel pallone.

Un pallone risplendente
come gli occhi di un bambino
un pallone verde e azzurro
circondato di turchino.

Dai, facciamo il girotondo
e teniamoci per mano
ed insieme tutti in coro
come allodole cantiamo

Da una nuvoletta bianca
ci faremo coccolare
e dall’alto guarderemo
laghi, fiumi, boschi e mare.

Noi vedremo le persone
come tante formichine
come quelle degli gnomi
le casette piccoline.

Dai, facciamo ancora un giro
su una nuvola di panna
poi di corsa a far le fusa
tra le braccia della mamma.

 

Filastrocca uno, due e tre

 

 

Uno come il tuo nasino

Due come i tuoi occhietti

Tre sono i bacini che io do a te.

Uno come la tua bocca

Due come le tue orecchie.

Tre sono i bacini che io do a te.

Fil filastrocca uno due e tre

Fil filastrocca uno due e tre.

Uno come il tuo pancino

Due come le tue mani

Tre sono i bacini che io do a te.

Uno come la tua testa

Due come le tue gambe

Tre sono i bacini che io do a te.

Fila filastrocca uno due e tre

Fila filastrocca uno due e tre.

Uno come il tuo culetto

Due come i tuoi piedini.

Tre sono i bacini che io do a te.

Uno come il mio bambino.

Due mamma e papà.

Tre sono i bacini che io do a te.

Fila filastrocca uno due e tre

Fila filastrocca uno due e tre.

 

(inviata da Erika)

 

 

 

 

 

 

 

 

I DUE RE

 

Sta Luigino Cercaguai,

marinaio più che mai,

navigando, al sole cotto,

su un magnifico canotto.

 

Per l'ebbrezza del momento,

Gigi ignora il sentimento,

e volteggia ardimentoso

nella cresta del maroso.

 

Sulla rotta della barca,

sta nuotando un gran Monarca,

la persona tutta prona,

con in testa la corona.

 

Ma Luigin si sente un dio:

"Qui, dei due, il Re son io!".

E va dritto, guarda là,

a investire Sua Maestà.

 

Mentre il Sire, annaspa sotto

la carena del canotto,

per fatal combinazione,

la corona fa un bucone!

 

E così, avviene che

salta in aria l'altro Re:

era il trono decantato,

solo un tubo assai gonfiato.

 

Mogio, mogio, con la piva,

Gigi nuota alla deriva.

Or non è più tanto tronfio:

del canotto è ancor più sgonfio.        

 

 

 

DISTRAZIONE AUTO-DIDATTICA

 

Sta Luigino Cercaguai,

ch'è distratto quanto mai,

guidacchiando per Milano,

mantenendo giusta mano.

La sua "Mini" tutta nuova,

egli tratta come uova,

con dolcezza, con riguardo,

strofinando con lo sguardo.

Se qualcuno s'avvicina

alla bella macchinina,

senza profferir favella

punta a quel la rivoltella.

Quando, ormai sul far di sera,

la città diventa nera,

Gigi, in cerca di un ostello,

giunge in Piazza del Castello.

Passa intanto mollemente,

incurante della gente,

una bimba in minigonna,

con le cose d'ogni donna.

Cercaguai, che se ne intende,

tosto conto non si rende,

che guardando la bambina,

non si vede la banchina.

Ed infatti, ei non s'avvede

del vicino marciapiede,

e la "Mini", con fracasso,

gli combina uno sconquasso.

 

 

FASCINO ITTICO

 

Sta Luigino Cercaguai,

ch'è sportivo quanto mai,

sulla riva del laghetto,

a far pesca per diletto.

Con la lenza a lungo tiro,

camminando al lago in giro,

lontan lancia il cucchiaino,

che richiama pian pianino.

Lavorando in tal maniera,

molto presto si fa sera,

ma la sorte è proprio avversa

e la preda sta sommersa.

Ad un tratto: idea brillante!

Gigi è tutto palpitante:

alla lenza un bel rubino,

egli attacca, color vino!

Meraviglia! Al primo lancio

pesce grosso è già in aggancio,

ma si tratta (o storia amena!)

di bellissima sirena.

L'occasione è troppo bella.

bona è pur la sirenella,

tanto che, assai contento,

Gigi attacca sul momento.

Ma vicin, che fiori coglie,

sta, ben vigile, la moglie,

e qui è inutile chiarire,

come il fatto va a finire.

 

 

 

LEX IN UMBRA

 

Sta Luigino Cercaguai,

imputato più che mai,

al Palazzo di Giustizia,

accusato di "Pigrizia".

Dice il Giudice togato,

con il dito a lui puntato:

"Cercavate la mercede,

steso sopra il marciapiede!".

Cercaguai, qui si difende

e parole a caso spende:

"Io la legge non conosco,

il cervel mi si fa fosco!".

"Ben sta scritto in questa stanza:

Lex non tollera ignoranza!".

Gli ribatte il Magistrato:

"E' che avete un avvocato?".

"Perché a corto di moneta,

d'avvocato sono a dieta,

e pertanto dico che,

mi difendo sol da me!".

Ma una tale soluzione,

or contrasta l'opinione

dell'illustre Toga nera,

con la maschera di cera:

"A voi manca competenza,

fuori siete della Scienza,

perché occorre, a chi protegge,

che conosca almen la legge.".

IL PESCE

 

Due biondi monelli

si staccarono festanti

dalla riva, e la barca

prese il mare, tra reti

ammucchiate e arnesi

da pesca.

Veloci scivolavano i remi

per prendere l'acqua

e la gioia si leggeva

sui loro occhi eccitati

da tanta perizia.

Avevano l'appuntamento

con un pesce di tanti

loro discorsi, di cui

 conoscevano colori, peso

e furbizia.

Il sole baciò presto

i loro spettinati capelli

quando lontane si fecero

le case.

E un lungo silenzio

attese gli ami innescati

e il pesce ricambiò

col suo.

Picchia il sole

a mezzogiorno

e l'acqua si fa ferma

d'estate,

e loro, fermi ad

aspettarlo.

Poi, all'improvviso,

uno strappo

e ne seguì un altro.

Tira la lenza, tira e

molla.

Gira la barca e torna

a tirare, non mollare.

La lotta durò ore

e tempo non ci fu

per la sete.

La barca si agitò

più dei due pescatori,

poi un ultimo strappo

e un'ombra sui fondali

si allontanò misteriosa

partendo dalla prua.

Esche non c'erano più,

e la barca non era fatta

per inseguire quel pesce

lungo tutto il mare.

Il sole ormai dipingeva

di giallo le case

nel primo meriggio

a la marina.

Tirando la barca,

con fatica, a terra,

i due già concertavano il loro

prossimo appuntamento

con quel pesce,

pronti al racconto

dell'ombra che, spezzato,

dopo tanto lottare,

il loro amo, era partita

veloce verso l'infinito

Nicola Imbraguglio

 

 

Racconto

 

Un giorno il mare

si fece alto

quanto le montagne

e scuro il cielo

come pece.

Il vento non lasciò

erba in terra.

L'acqua si rovesciò

da ogni parte,

in fiumi trasformando

strade e torrenti;

si scontrò l'acqua

con le onde del mare

e questo arrivò fino

agli orti.

Gli uomini ebbero paura

di essere.

Finì dopo giorni

quella tempesta,

scompari sono da tempo

i nostri vecchi.

 E il contadino non volle

più zappare  la terra,

l'artigiano preferì montare

bulloni e rotelle,

il manovale divenne

anch'egli imprenditore,

e questi scoprì la vocazione

del servizio,

e servendo accumulò

tanto denaro.

Il giovane si fece più

furbo del vecchio,

e insieme fecero finta

di farsi la lotta

per meglio dividersi

una torta.

Deserto si fece

questa terra.

Ora, tempo più non c?è

per racconti;

né spazio per uomini

legati ad altri tempi.

Ma lo stesso io voglio

parlare

per dirti della mia sete

di colori e di silenzi.

E chiamerò il vento

ad alzare con impeto

le onde,

perché con l'acqua

possa la mia terra

rinascere a nuova

alba

 

Nicola Imbraguglio

ARRIVEDERCI

 

Ciao bambini,

ci rivedremo quando

le prime foglie

cadranno.

Andrete alla scoperta

di conchiglie di mare

 e di lucciole in campagna.

Anche casa vostra sarà

per voi fiaba.

Sentirò la mancanza

delle vostre vocine

assordanti.

Forse vi ricorderete

di qualche mia carezza,

i lampi dei occhi

quando facevate i

monelli.

Mi vorrete scusare.

Una cosa è certa:

conteremo insieme

 i giorni del nostro

nuovo incontro

perché ci vogliamo

davvero bene

Nicola Imbraguglio

 

FILASTROCCA D’AUTUNNO

 

Si alza presto ogni mattino

Giuseppino il contadino

lo sveglia il gallo dal pollaio

abbaia il cane nel granaio

sbadiglia la mucca nella stalla

e il pesce rosso viene a galla

reclama il cibo ogni animale

è nervoso anche il maiale

pio pio dice il pulcino

ringraziando Giuseppino

ogni giorno è un emozione

quando ci porti la colazione

pane burro e marmellata

i biscotti con la cioccolata

viva il latte con il caffè

e la vita insieme a te

cade il riccio e la castagna

l’uva è matura nella vigna

corre lo scoiattolo veloce

portando  in bocca una noce

per l’inverno la mette via

la mangerà in compagnia

lavora sodo Giuseppino

vendemmia l’uva e fa il vino

spacca la legna per il camino

accende il fuoco al casolare

tutti davanti al focolare

racconta fiabe al suo bambino

un re una regina e un principino

un passerotto e un cavallo bianco

poi tutti a letto che sono stanco

la fattoria s’è addormentata

è finita la giornata

ma ecco il gallo impertinente

lui canta e non fa mai niente

stai attento stai all’erta

vola la scarpa dalla finestra aperta

se ti prendo birichino

ti riduco come un tacchino

poi si alza Giuseppino

e dice ad ogni bambino

saltate in alto come una rana

e gridate tutti ciao Ivanaaaaaa.

 

 

 

 

 

 

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