Pensieri di

 Giuliano Bartolozzi

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Un giorno, forse Piccolezze Frazioni di secondo. Parlati SULLA CONOSCENZA. MEDITAZIONE. Madrid OGNUNO Penso
...A volte sono veramente stufo di entrare e uscire dallo specchio di Alice. DIRE PER DIRE.

Dove si puo’

           

 

Dove si può nascondere un’anima bella, pulita, semplice e fresca?

Dove si deve cercare , in un apollo o una carcassa?

Sovente i fiori piu’ belli non hanno profumo mentre quelli sgradevoli ammaliano...

Domandati perche’la  bellezza si nasconde in tutto cio’ che e’ insolito mentre nelle  

       Piacevoli  apparenze si annida la meschinita’ della vita.

Perche’ se ti innamori di un quaderno manoscritto di appunti invece che di un romanzo tradizionale elegantemente rilegato sei arrivato alla meta!

Chiediti sempre se  il colore intenso puo’ appagarti o se invece e’ quello tenue che

       Alla lunga vince.

 Perche’ dietro un cielo terso c’e’ una contaminazione feroce mentre in un temporale la

       Liberazione.

Se e’ piu’ interessante una pelle liscia, rosea e levigata, che un geroglifico di rughe in un              

       Volto...

Chiediti se un Presidente ha il sorriso veloce o la convinzione dei suoi atti.

Se quelle mani nervose e brutte che alcuni possiedono sono inutili o creatrici.

Se quel fox terrier che sta passando e’ migliore di un lupino bastardo.

 E chiediti ancora quanto cuore c’e’ in tutto,  in ogni cosa,  presa una a una.

Verifica poi mi dirai.

 

 

 

DIRE PER DIRE.

 

Si puo’ dire senza dire niente, questo lo dicono, a volte si a volte no.

Si puo’ capire e non capire  cio’ che si dice tanto per dire , sia tutto che quasi che poco.

Chi e’ che dice: la gente dice, i giornali dicono, i politici dicono, e non solo. C’e’ chi dice cose che appartengono alla sua dottrina e chi dice cose che non gli appartengono.

A volte dunque, spesso, si dice tanto per dire, e questa e’ una cosa brutta. La si puo’ dire per moltissime ragioni: perche’ si crede che l’interlocutore non lo capisca, e questo e’ un inganno. La si puo’ dire per riempire uno spazio vuoto di una discussione, per timidezza o incapacita’ di coerenza o per credenza, e quest’ultima e’ la cosa piu’ triste. E poi c’e’ la qualita’ e la quantita’ di cose dette, e la capacita’ di abbarcare una piccola o grande area di questo mondo. In questo caso naturalmente nuoce piu’ che a una persona.

Le cose prima o poi si sanno, perche’ il mondo e’ rotondo e le cose si spargono a macchia d’olio, prima o poi, e cose insignificante possono assumere dimensioni gigantesche o, al contrario, cose di massima importanza possono essere  ridimensionate, soffocate, rese innocue. Questa e’ la situazione piu’ grave.

Abbiamo voce, si, anche chi non ce l’ha la puo’ avere. Sappiamo una lingua, piu’ o meno, almeno una, ma diciamo,  il nostro idioma corrente.  Abbiamo piu’ o meno capacita’ di diffusione, potere di persuasione, doti intellettuali di convincere o doti dittatoriali di  ipnotizzare. Siamo portavoci di una persona, di piu’ persone, di una comunita’, di un ideale. Tutti possiamo dire qualcosa ed in effetti la diciamo, se non prima dopo. A volte tali  parole dette sono appunto fuori luogo. A volte sono parole che non vogliono dire niente ma che, interpretate male, possono avere mille risvolti, nel bene e  nel male, ma comunque sempre involontariamente, per tanti motivi.

 

Si puo’ dire dicendo, questo lo dicono, a volte si a volte no. Questo e’ il rovescio Della medaglia. Dire dicendo mi riferisco a che le cose a volte si dicono. Si possono dire bene o male, questo e’ vero, ma si dicono, e questo e’ importante. Ovviamente il messaggio puo’ essere percepito  o no, in maggiore o minore misura, e puo’ avere un effetto grande o piccolo. Ma questo non sarebbe niente, perche’ se dicendo si dice, la cosa ha la sua importanza e questo rimane.

Ci sono tanti libri, tanti archivi, tante biblioteche, tanti siti Internet,tanta memoria, che puo’ colmare la mancanza di comprensione immediata. Ma la vita, che appartiene alla storia, e’ come un quadro. A volte si capisce una cosa, a volte un’altra. A volte si crede di aver capito qualcosa che e’ sbagliata. A volte, col tempo, non siamo noi che correggiamo questi punti di vista, questa critica o riflessione o Studio che sia. A volte tali dati sono manipolati: servono per aiutare quella persona , quel regime, o quel gruppo, in quel contingente storico. A volte sono dati soggettivi ,altri oggettivi. A volte, ancora, chi li interpreta sa. Sa perche’ ne e’ edotto o sa perche’ lo sente dall’istinto o ancora perche’ glielo detta il cuore; questo sapere e’ il piu’ pericoloso..  Pero’ c’e’ anche il caso che quando la cosa si sa non  si dice, o si dice parzialmente, o si dice addirittura l’opposto, naturalmente per convenienza….

 

Quante cose si dicono.

Quante cose sarebbe meglio non dire.

Quante cose sarebbe meglio dirle e non si dicono.

Quante cose sono inutili dette, se ne salvano veramente poche.

Quanta gente piange per delle parole, giustamente o no.

Quanta tradimenti in nome di cio’ che si dice.

Quanta storia sprecata e quanta da rifare.

Quante opinioni sbagliate, quante.

Quanta vita sprecata, tanta.

Quanta anni inutili….

 

Il mondo riuscira’ a salvarsi?.

 

 

...A volte sono veramente stufo di entrare e uscire dallo specchio di Alice.

Almeno ci entrassi una buona volta e non ne uscissi piu’!

Invece eccola li’ la realtà che si fa beffa di me...

Io a volte, spesso a volte, vorrei non pensare, si, vorrei non essere un essere pensante. E per pensare intendo uno che pensa no che è dotato del potere di pensare ma non lo usa o se lo usa è per futilità !

A volte vorrei non criticare, ritornare bambino. Innocente, non capire il mondo. Cosa c’è di peggio che capire il mondo ? Nulla proprio nulla. Allora capire è una tragedia, ma neppure tanto sublime !

Ti fa male, ti fa male capire quello che passa nella vita.  Troppo dolore, c’è troppo dolore in giro. A volte mi manca il respiro.

A volte, vorrei entrare nello specchio ma non posso. Al massimo posso romperlo, tanto non entro ! (E sai cosa ci guadagno!!!).

Allora vorrei tornare bambino, cosi’ se mi dicono cattiverie non le capisco,  guardo ebete la persona che me la dice e le sorrido anzi.

Si, mi ricordo, mi è passato da bambino. L’ho capito dopo tanti anni...

Perché, perché l’ho capito? La vita non mi ha risparmiato neppure quel frangente umiliante. Ha aspettato sadicamente il momento giusto e me l’ha spiatellato li’, una notte, un giorno, chissa’... dopo tanti anni.

La verità. La verità è un eccitante che necessita un sonnifero.
E cosi’ andrei avanti se non fosse  che lo specchio di Alice a volte si apre....

E mi lascia entrare....anche se per poco!

 

 

 

 

 
"Penso che agli Stati Uniti converrebbe che i Paesi Arabi distruggessero il mondo con l'energia nucleare in loro possesso. Principalmente perché cosi' su di loro non ricadrebbe la colpa del fallimento della loro ideologia neocapitalista che ugualmente sta portando il mondo all'autodistruzione. Non è solo il deterioro ambientale che hanno perpetrato ma anche quello psico-fisico dell'umanità intera. Tutto questo lo dico pacatamente senza toni drammatici, semplicemente perché sono amante della verità e della sincerità." 

 

 

 

 

 

OGNUNO

“Se la gente s’immaginasse quante cose si possono fare senza fare nulla nessuno farebbe tanto per fare.”

Pensiero.
Ognuno e’ uno. Tutti siamo ciascuno di noi. Ciascuno e’ ognuno.
Ognuno vive. Uno che vive, ossia tutti noi esseri viventi, ciascuno di noi, e’ uno.
Tutti noi, vivendo, abbiamo la nostra vita, sia che ce la facciamo o no. Ognuno ha la propria vita, vive la propria vita, unica.
Ognuno e’ unico, sia che lo voglia o no. Ognuno segue una via. Hai vie che s’incrociano, vie che si uniscono, vie che si separano, vie che mai si incontrano. Il tutto contemporáneamente o no, nello svolgersi del tempo.
Vie di vite.
Vite lontane, vite vicine. Vite che si allontanano o avvicinano. Vite che incontrandosi si conoscono,
Che provano qualcosa recíprocamente o unívocamente. Di piu’. Vite che incontrandosi si amano. Vite che si odiano.
Perche’ si amano?. Perche’ si odiano? Non mi aspetto una risposta a questi due perche’. Perche’? Perche’ non c’e’ domanda senza risposta e questa e’ una risposta.
Ognuno, nel proprio lasso di tempo che gli e’ concesso, piu’ o meno breve, piu’ o meno lungo, ma comunque sempre insufficiente per capire l’essenza, la propria essenza, della vita, segue il proprio cammino.
Ognuno si fa forte delle proprie illusioni perche’ le certezze lo annientano, lo opprimono.
Ognuno vive una propria realta’. Una realta’ immaginaria. Una realta’ che non e’ di altri. La realta’-immaginazione gli gioca brutti tiri. Ogni tanto emerge dall’immaginazione come
Un’escrescenza tumefatta, un bubbone. La vera , putrida realta’. Due realta’ non sono mai uguali. Nemmeno a fare la stessa vita. Ognuno e’ vestito ed investito della propria realta’.
Mano a mano cresce fino a rimaner soffocato dai tanti abiti.
Uno non vuole morire. Tutti vogliamo viv}re.Uno pensa che la morte e’ la fine di tutto. Questo veramente pensa. Il vestito della FEDE ci dona e ci sembriamo eleganti e belli e uncí, ma la moda e’ efímera, dura solo una stagione. La stagione della FEDE, finita nel rtragico medio-evo, non ce la possiamo ricordare con la nostra memoria, anche se abbiamo,
Tutti noi, il nostro medio-evo.
Ognuno ricorda. Un ricordo, uno stesso ricordo, mai e’ uguale. Un ricordo e’ uno storpio che per adattarsi al vivere assume sempre nuove sembianze. Ah ricordi, maledetti ricordi, fruti della nostra improduttivita’, nocivi quanto basta per dolerci, ferirci, sconfiggerci.
Un ricordo e’ per uno. Un ricordo ti segue, ti persegue, sospinto dalla memoria, ma beninteso ricordo non e’ memoria. La memoria ti aiuta, il ricordo e’ il male della memoria.
La memoria e’ patrimonio dell’umanita’, di tutti gli esseri viventi che esistono, sono esistiti, esisteranno. Memorie individuali, memorie che sommate, fuse, una con l’altra, costituiscono la memoria collettiva. La memoria collettiva come insieme di memorie individuali ossia una memoria fatta di tante memorie.
Ciascuno di noi pensa. Tutti noi pensiamo. Ognuno a proprio modo pensa. La vita come incontro-scontro di attitudini al pensare. Questo vale per tutti, presi uno ad uno. Infatti ognuno ha la propria forma di pensare. Per nessuno e’ uguale. Ognuno ha i propri codici di pensiero che necessitano essere decifrati. E’ curioso. Ognuno si sviluppa i propri codici di pensare. Col tempo, cogli anni, li elabora, li trasforma, li cambia, li sostituisce, li elimina. Tutti, non tutti, alcuni, pochi, uno, chissa’. Il problema e’ relazionarsi cogli altri con questi codici tutti differenti, scambiarsi messaggi metalinguistici.
Dobbiamo conoscerci bene, molto bene, per capirci, e tuttavia non ci capiamo. Cosi’ nascono i fraintendimenti, da cui nascono le incomprensión, da cui nascono gli odi, le guerre, le inimicizie particolari o mondiali. Per due, e’ difficile capirsi, difficile andare d'accordo, difficile rispettarsi ed amarsi. Immaginiamoci per piu’ di due! Ognuno e’ sicuro di se’ anche se non e’ sicuro. Non ammette di essere insicuro. Crede che sia una forma di debolezza e di sottomissione. Nessuno in fondo accetta i propri errori. Ognuno crede illusoriamente in se’ stesso, pero’ il fatto di credere in se’ stessi in realta’ comporta seri dubbi sulla propria fermezza di giudizio.
Tutti siamo fragili, anche i piu’ forti. Ognuno di noi si crede invulnerabile, ma nel fondo galleggia la verita’. La verita’ per ciascuno di noi e’ che galleggiamo in un mare di incertezze in cui sovente affondano le nostre certezze. A volte non ne emergiamo piu’, altre, prendiamo una boccata d’aria e poi riaffondiamo ancora piu’ in fondo. Andiamo sempre piu’ in fondo, sempre piu’ giu’, finche’ non abbiamo piu’ la forza di tornare a galla e restiamo nel fondo.
Ognuno e’ uno per la propria forza, energia, materiale e spirituale.
Ciascuno e’ padrone di se’, ma pochi lo sanno, quasi sempre non si sa.
Tutti dovremmo amarci, dico a noi stessi, prima di cercare di amare qualcuno e gli altri.
Tutti abbiamo rapporti, conflitti, amori, con noi stessi. Ciascuno dovrebbe cercere di conoscersi, essere piu’ chiaro con se’ stesso, non patteggiare col dubbio e la menzogna.
Ciascuno dovrebbe essere essere onesto con se’ medesimo, altrimenti non potra’ esserlo cogli altri, condizione sine qua non.
Ciascuno, cioe’ tutti, dovrebbero rispettarsi maggiormente, curarsi, auscultarsi, coltivarsi.
Dovremmo provare piu’ FEDE in noi stessi, non avere paura di amarci senno’ non potremo continuare avanti.
Occorre essere positivi, non dico ottimisti ma speranzosi cioe’ pieni di una sana speranza, per seguitare a vivere senza fermarci anzi, avanzare, avanzare sempre piu’, fino alla fine, perche’ e’ questo che ci richiede il vivere. Continuare ad andare avanti fino alla fine!
 

 

 

 

 

 

 
"Madrid, 11.03.04. I politici dovrebbero ammazzarsi tra di loro invece di provocare con le loro decisioni la morte di cittadini innocenti."

 

 

 

 

 

 
MEDITAZIONE.

 

In questa malsana stagione primaverile dove ormai tutto e' germe e polline, m'incontro solo nel mio prato, ove cerco un poco di beatitudine.

Non fosse per i fili d'erba sgraziati che adoro mi sentirei povero come effettivamente sono e a nulla     varrebbe l'illusione di fermarmi, distendermi e scrutare il cielo in cerca di qualcosa o qualcuno.

Forse le nuvole mi risulterebbero forme note di cari visi perduti o esistenti, ma non mi aprresto all'intento.

Saldato fortemente alla nuda terra, analizzo le verdi escrescenze ergersi, contorcersi e vacillare precarie, anche loro certo, per un solido vento che le provoca.

Io, sono qui, seduto, anche se l'immaginazione vola sospinta dai cambiamenti di marzo. Aspetto che mi chiamino, sentire il mio nome, poter rispondere allo sperato appello....

Nel frattempo sogno, perche' a me non mi e' data altra opportunita'. Il mio futuro e' segnato.

 

 

 

 

 

 

 

pensiero visivo:  "CORAZON"

 

 



pensiero visivo: 
"DOWNLOAD"

 

 

pensiero visivo: DA SANDRO  

SULLA CONOSCENZA.

 

Chi non sa qualcosa di una cosa,

Di qualsiasi cosa si tratti, vive in uno stato di incoscienza verso di essa. E’, come si usa dire, un naif in quella tal cosa: non la pensa, non la puo’ pensare ne’ supporre. Gli ci vuole un ‘illuminazione (creativita’), perche’ la possa incoscientemente attuare. Gli ci vuole un approfondimento culturale perche’ la possa coscientemente accettare.

Chi non sa qualcosa di una cosa, ripeto di qualsiasi cosa si tratti,

Pero’ l’ha gia’ intutita o/e l’ha gia’ praticata (incoscientemente), vive uno stato di pre-coscienza verso di essa. In qualsiasi momento gli si puo’ rivelare, puo’ stargliarglisi nel suo universo cosciente. Basta infatti il suo conoscimento culturale perche’ la possa confermare come una cosa certa, reale, credibile, vera ( e da questo istante la puo’ metterein dubbio!). Se dai suoi “sogni” affiora cioe’ la coscienza di conoscere la cosa, esplorarla, approfondirla “culturalmente”.

Chi non sa qualcosa di questa cosa, che e’ poi qualsiasi cosa, ma che ne viene a conoscenza attraverso il mondo “culturale” (sia che l’abbia o no sperimentata precedentemente intuitivamente, puo’ rendersi effettivamente conto di come tal cosa gli si possa disvelare. Pero’ non e’ sufficiente il suo conoscimento teorico che non sia avvalorato dall’esperienza. In questo modo e’ facile rendersi conto ad esempio di come tante cose che sembrano impossibili ad un loro primo approccio siano in realta’ vere, concrete. Queste cose che anteriormente al conoscimento erano dei tabu’, ci intimidivano e bloccavano al solo pensiero di una loro possibile “concretezza di esistenza” proprio perche’ le consideravamo impossibili e assurde.

Allora, cosi’ facendo, ci si rende conto di come tali tabu’ non esistano ma siano soltanto frutto della nostra ignoranza in qualcosa (in quasi tutto) che  e’ poi il prodotto delle lacune mentali della nostra povera psiche limitata e tanto piu’ limitata quanto noi la lasciamo “incolta”.

Giuliano Bartolozzi in un caldo inverno.

 

 

 

 
 

"Parlati"

 

DA SANDRO

 

 

 

Giuliano Bartolozzi

Un giorno, forse . Un altro giorno. Oppure ora, chissa’. Dipende se continuo o mi fermo. Se cancello o riscrivo. Oppure se correggo e confermo cio’ che sto scrivendo. Tutto dipende da cio’ che decido all’ultimo momento, ossia nel momento in cui m’interrompo o perché ho finito o perché non ho finito ma che comunque dico basta.  Dicevo dunque che devo affrontare un argomento che ho ben chiaro nella mente ma che non so quando finiro’ di sviluppare. Devo optare per un genere. Prosa  o poesia o indifferentemente,  se nello stile contemporaneo. Ma questo non è il problema. Mi sono prefisso di scriverlo, di fissarlo da qualche parte, di esternarlo, proprio  perché ritengo  che sia un tema molto importante. Un tema attuale e scottante. Un’altra denuncia,  di mia mano, sul male che ci affligge e ci coinvolge, tutti quanti noi.  Un male tra i tanti mali, questo è vero, ma credo che meriti un poco piu’ di attenzione, di riflessione, rispetto agli altri mali. Il problema è che , se verra’  ampliato, discusso e quindi   preso in seria considerazione, dara’ fastidio e nuocera’ a piu’ di una persona….. Ora scusate, vado a fumarmi una sigaretta e torno…….

 

 

 

 

 

Piccolezze

"Un piccolo, quasi impercettibile momento deve essere più apprezzato e considerato di uno grande. Un breve secondo, un attimo, assume nella nostra esistenza un valore personale ben più alto di secoli e secoli di storia (che crediamo ci rendano  automaticamente "sapienti"). E' la vita vissuta quella che ci rende degni di esistere. (Lo "intuiscono"  bene i giovani! Anche per questo ammirano e vogliono sentirsi adulti). Noi adulti non ci amiamo troppo, presi come siamo dal vivere quotidiano, dal timore del tempo che trascorre (sintesi dell'angoscia per la vecchiaia, le infermità , la morte). Così  per questa insana paura che dicevo (alle cui cause non possiamo porre riparo, dunque vana), corriamo, ci "affrettiamo" a vivere, stupidamente dimentichi di quei piccoli,  quasi impercettibili  istanti  felici  della nostra vita che se goduti invece potrebbero renderci più sereni".

 

 

 

 

 

Frazioni di secondo.

Tutto era stato fatto per compiere il grande salto. Gia' era stato dato l'avvio. La cosa andava e doveva andare, come doveva andare, avanti. Il grande passo era nel cammino per giungere al compimento. Non c'era piu' tempo per tornare indietro. La spinta in avanti era inevitabile. Tutto ben organizzato. Un buon esordio senza dubbio. Cosi' il corso dei fatti diventava inequivocabile, irreversibile. A poco a poco si sarebbe sbrogliata la matassa, dipanata ogni incertezza. Se l'evento procedeva come doveva procedere si sarebbe sviluppato come pronosticato. Certo, non si era che all'inizio dell'inizio, ma le premesse inducevano a buone speranze. Il lavoro preparatorio auspicava buoni frutti, bisognava solo aspettare....
 

 

 

 

 

Per contattare l'autore: giulartfoto@hotmail.com
 

 

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