Paolo Ruffilli

Paolo Ruffilli è nato a Rieti nel 1949, ma è originario di Forlì. Si è laureato in lettere presso l’università di Bologna. Da più di vent’anni, collabora alle pagine culturali de "Il Resto del Carlino". Vive a Treviso dal 1972. Fa il consulente editoriale. Dirige la collana di poesia delle Edizioni del Leone di Venezia

Il sito ufficiale di Paolo Ruffilli

dal 23 gennaio sarà in libreria il nuovo

"Le stanze del cielo" (Marsilio).

Molto particolare e frutto di un lavoro quasi decennale. Sulla privazione della libertà. Per metà dedicato al
carcere e per l'altra metà alla tossicodipendenza.

 

L'accendersi

Così ridotto

Dà la caccia

Forse,

l’ombra del volto

Trouville, Calvados: 8 agosto

 

 

Dal libro

LA GIOIA E IL LUTTO
(1987-2000)



 

1.
L'accendersi e
lo spegnersi
(per caso?) della vita,
la traccia luminosa
la scia che lascia
dietro a sé
quello che è stato,
amato e conosciuto
per essere perduto,
la gioia e il lutto:
precipitato, tutto,
nel cieco vaso
tra le braccia del buio.
L'orma, appassita
eppure intanto rifiorita,
di ogni cosa.
 

 

 

2.

Così ridotto e
devastato: lui, reietto
perduto per la strada,
lui drogato. Perso, adesso,
anche dentro il letto
accartocciato
nel lenzuolo bianco
smunto e arreso là,
riverso sopra il fianco.
Diventato la metà e meno
di se stesso,
rinsecchito dentro i panni
fatto vecchio e cadente
nel fiore dei suoi
anni, nel pieno di una
vita già appassita.
Inerte ormai a tutto
e senza presa intorno
neppure sulla
luce pallida del
giorno. Sangue del suo
ventre, carne della carne,
mentre siede china
sul fagotto muto,
gli giace presso
tesa a farne oggetto
finalmente della pace.
<<Figlio amato, qualunque
tu sia stato>>, il gemito
tenuto e poi lasciato
nel silenzio che
precede la rovina.

 

3.

Dà la caccia
ai più giovani di noi,
rovina quelli
in forze, ne
fa suoi zimbelli
che tormenta e poi
cancella, non guarda
in faccia ai meriti
e all'età, trascina
a fondo le vittime volute
e preferite, rapina
e spoglia, saccheggia
con gli artigli i soli
a lei graditi. I ruoli
sono ormai invertiti:
i padri seppelliscono
i figli, si prendono cura
delle loro vite perdute,
li stringono feriti
tra le braccia, li
vegliano morenti, senza
più paura assistono
impotenti all'agonia e,
piangendo, se li sentono
strappare via.

 

Correndo, tutto, in piena
nel suo girare in tondo
...entrate uscite
sparite e ricomparse
tramontate, le cose,
vedute e via svanite...
Oh, quale oscura e spenta
mattina va crescendo
sbattuta e
muta al vento
sul palcoscenico del mondo.
 

 

 

Dal libro

"Camera oscura"

 

Forse, perché

nel pacco delle foto

per convenzione

l’urlo è muto e

sta bloccato il corso

nella sospesa evoluzione,

avanti e indietro.

Tutto è già accaduto

e viene lì accertato

con minimo distacco,

i pregi e i torti

posti sotto vetro.

I vivi sono morti:

colti in assenze

di statuto, nell’atto

di discesa senza porti

ma con le sue partenze

e i suoi arrivi.

Morti vivi.

 

 

 

l’ombra del volto

l’immagine riflessa

la scia che si succede

l’impronta finita

sotto vetro…

la proiezione di una

vita che la precede

rimanendo indietro

 

 

la cifra data

e persa, misteriosa,

di un essere a

cavallo, dentro e

fuori: l’io dominato

da un intero assoluto

e indifferenziato…

le tracce di un

discorso in sé smarrito

perduto, scivolato

sul pendio del

tempo fulminato

 

 

 

DAL LIBRO

"VIAGGIO IN NORMANDIA"

Trouville, Calvados: 8 agosto

 

 

vecchie ville normanne

tra orti di meli

erba sabbia acqua

cielo panna celeste

azzurro lapislazzuli turchino

celeste panna latte
 


 

Ombra densa

per le ortensie di Trouville.

La scia di umido

non si disperde

neppure a mezzogiorno.

C’è odore di torte e di biscotti

sulla strada del passeggio.

La coppia al tavolino

è silenziosa:

bevono liquori e

mangiano frutti di gelatina

uno ha lineamenti regolari,

senza barba, e la pelle

con rapide striature,

tormenta con la mano

l’involucro della confettura.

L’altro è più giovane

e sorride al cameriere

tutte le volte che passa,

posa le dita tra i dolci

e si lascia sfiorare, distratto.

Il cane fa da padrone

su e giù per la veranda

intorno a ogni cliente.

Sale dal mare all’improvviso

un filo d’aria,

tra i tavoli di ferro

che sanno di ruggine lavata,

sotto le tende a righe.

 

 

 

(Dicono che quando

l’aria taglia dal mare,

gonfiando le tende

e i chiusi ombrelloni del viale,

è tempesta senz’altro

nel volgere di un’ora).

 

 

(di scale di volte di tono

nel suono nel cono di luce

s’arresta si rende al suo volo

spiccato tirato librato

di piuma di foglia

di freccia di lampo di fuoco)

 

 

(Nulla tra le mani.

Nulla che ti assicuri,

per dispetto? No,

piuttosto per fortuna,

di un luogo, di una storia.

 

 

 

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