Fiorella Q.

 

apollo

REFLECTIO

Triste attesa.

Sua Figlia, suo  Padre

Insoluto

Sono l’alfiere che muove in obliquo

 

 

Sono l’alfiere che muove in obliquo

 

Questa è la mia scacchiera,

1 spiaggia di verità bagnata d’esperienza,

1 pattumiera di speranza dove il sole è sorto senza raggi,

1 saliera baciata dalla luna.

 

Sono l’alfiere che muove in obliquo,

senza rotta, sono la terra corrotta,

il moto senza stasi,

nel tempio del tempo sono un empio,

il canto di un uomo rinato da un uomo malato.

Per lui ho condotto una danza

Lottato con costanza…

Sono una stanza all’ombra della notte

Che non ha porte per ombre ormai morte.

 

Questo è il sogno,

in veste di vate illuso,

di un portabandiera deluso,

che non ha parole da donare

né re da incoronare ma…

regina stanca su cavallo!

 

Io persi il vanto del ricordo

ed ora non c’è luce che mi consumi

né buio che mi logori,

non tornano i miei conti;

disorientato, senza fiuto,

ovunque posi il piede mi conduco,

senza progetti né strategie,

al suono di bianche  e nere litanie

avamposto delle mie follie.

 

Era arrocco, ora è scacco!

 

Questa vita a scacchiere

 è una torre senza bandiere

ed io …

muovo in obliquo…

sono l’alfiere.

 

 

 

10.5.05

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sua Figlia, suo  Padre

 

Risuonavano nel buio,

mi raggiunsero i suoi passi

vestiva di veli e perle

alla sua voce mi ritrassi

e col sussulto ancora in cuore

salutai la sorella dell’amore.

 

                 *

Bianca, candida e gentile

Al suo soffio giunge la fine.

Nell’eterno echeggia il suo canto,

guardandomi, rapita sciolse il suo crine

di sangue vìola scaldò le mie vene

e con per lei ad un tratto risorse la speme.

 

                       *

La sua mano puosemi in capo

e con occhi vaghi faceami la corte.

Mi alzai,la guardai, la strinsi;

camminò con me tenendomi forte,

del bianco castello m’apriva le porte,

 

m’inoltrai sola con sorella morte.

 

 

 

                              VS.

 

Vagando per strade affollate ed afose

incontrai ,triste, un uomo canuto

mi vide e parlò,porgendomi un dono.

Con voce di calma nell’aere muto,

crucciata gli orecchi affinai ad udire,

perso nel sonno con la fronte pesante,

danzante, schiacciato fra l’ iperuranio ed il suo contrario;

fra parole scritte senza penna e bambole di cartapesta.

Fardelli di saggezza come api ronzanti al tuo carillon.

 

Dove finiva la tua sete, a chi parlavi, chiuso nel verbo del non detto?

Chi bestemmiavi mentre eri coperto dalla coltre della violenza?

Cosa ti spinse a svelarti senza vergogna dopo essere stato messo alla gogna?

 

 Pillole di assoluta libido impegnandoti a non cambiare mai vestito…

 

Perché arrivò un paradiso senza vento?

Perché vi ti rifugiasti?

Non era,forse, ancora sicura la tana della tua anima?

Io penso non sia ancora fortificata nella certezza di mille risposte figlie di verità contrapposte.

Dimmi, come sbrogli la matassa delle supposizioni.

 

Basterebbe pensare che il dubbio logori il diamante per smetterla di cercare ed arrendersi alla certezza della decomposizione come unica,sempiterna destinazione.

 

Eppure tu vaghi.

 

Ma dimmi, dove fuggi quando la sera sta per svanire?

 

15.5.05

 

 

 

Triste attesa.

 

Sola nella solitudine stressante

Scendo abissi profondissimi,

scaglio sassi pesantissimi,

scorgo nubi appesantite,

affondo in liquidi ancestrali

cercando,anelando appigli.

 

Aspetto il tempo;

attendo un cuore.

 

Scapiglio capelli,

disfaccio letti,

scompongo mosaici,

cancello diagrammi,

uccido ologrammi.

Li uccido tutti i miei fantocci fantasmi…

Al ritmo di musica.

 

Meglio soli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

apollo

 

Ti ho ritrovato fra le grate d’argento del tuo pentagramma,

stretto alla tua arpa.

 

Danzando,danzavi,ondeggiando i tuoi raggi,

luce abbagliante di “bianco pastello” tinto,

senza tempo,infinito e potente,

domini Dionisio,Ercole e Bacco,

Amore e Psiche.

 

In alto il mio cuore è rivolto al signore,

creatore della luce e del buio,

di tutte le cose visibili ed invisibili.

 

“Oh Apollo,che trasporti il carro del sole

ed i canti a Zeus ,ti supplico…”

 

Invidio le muse consorelle,

tue figlie,

tue mogli,

giacenti sul parnaso.

 

Le tue mani plasmano materia come cera…

 

E mi abbandono all’incompletezza della condizione umana,

all’ombra della mia non-luce;

nella speranza che le tue mani possano sfiorare la mia carne

e come cera darle nuova forgia.

 

 

REFLECTIO

 

Vedi,

oh provvidenza,

come la vita c’illude?

Pagine di forti sentimenti,

delirii onnipotenti,

turbinii emozionali

e poi…

più nulla,

come sasso su un fiore.

 

 

 

La proprietà letteraria è dell'autore. Ogni riproduzione è vietata.

 

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nella speranza che le tue mani possano sfiorare la mia carne

e come cera darle nuova forgia.

 

 

REFLECTIO

 

Vedi,

oh provvidenza,

come la vita c’illude?

Pagine di forti sentimenti,

delirii onnipotenti,

turbinii emozionali

e poi…

più nulla,

come sasso su un fiore.

 

 

 

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