Cristiano Comelli 1

Ho 32 anni e risiedo a Legnano, in provincia di Milano....." Per me la poesia è unicamente un'occasione per condividere sentimenti, stati d'animo, emozioni ed idee con i miei simili".
cristiano_comelli@libero.it

Piove forte Aghi di pino Stretti in un abbraccio C'e una sedia vuota Tutta la tua pietà E se il mondo Il distacco Non chiedermi
Non cercarmi, Ho cercato Elmo squarciato E' duro Se un uomo La ragazza Scatti  Bambini

 

ti inviterei volentieri, 

sotto l'ombrello del mio cuore, 

se non fossi già sposato da una vita 

con questa mia lacerante,

invisibile, incatenante timidezza.

E' come,

se tra i miei sogni e i vostri cuori,

si fosse eretto un muro impenetrabile,

forse è solo paura,

di essere incapaci,

di affidare a un'anonima penna,

le emozioni più belle,

il timore,

che le parole sembrino catene,

che avvincono un pensiero ben più vasto.

Quanti sentimenti inespressi,

mi seguiranno nell'aldilà,

rinchiusi per sempre,

in uno scrigno di vacui rimpianti!

 

 

 

sotto piedi nudi e indifesi,

punizione del tempo,

film di errori commessi

e mai ammessi.

Aghi di pino,

grandine sul campo del contadino

vendetta di giorni

spesi a tramortire la natura

per dimostrare di essere uomini.

Ardono le fiamme,

su una collina dimenticata

brucia l'uomo evoluto

e dalle ceneri rinasce

la purezza di un tempo.

Potere del sogno,

vaso pieno che mai trabocca,

o estensione,

di quel respiro di pensiero,

impegnato a costruire utopie?

 

celebriamo il nuovo nato,

in una fantasia di sogni,

che ci infonde gocce di eterno,

e la precarietà terrena,

resta sola,

con le sue vacue insidie,

incapaci di scalfire un uomo,

che ha riposto il suo tesoro,

nell'imperitura anima.

Si offre allo sguardo curioso,

una lenta processione di stelle,

e gli occhi sussurrano alla mente,

traiettorie di favole nascoste,

nella semplicità dell'esistere.

Il cielo 

si flette ad ascoltare,

il freddo della neve,

congiungersi per sempre,

con il tepore di un abbraccio.

 

 

 

là in fondo alla stanza,

attendo da una vita,

che vi si accomodi la speranza

di porre rimedio

a errori di gioventù

consegnati ad istanti

che non ritorneranno più.

Il tuo sorriso,

ha disegnato quella timida speranza

sul soffice manto di una nuvola,

ha tolto quell'odiosa ruggine,

dalla mia esistenza inquieta

corro alla finestra,

per abbracciare un raggio di sole,

le parole non basterebbero,

ora è tempo,

di far parlare lo sguardo.

 

tra quei confusi ammassi di nembi,

che sono le mie contraddizioni.

Chiama piuttosto,

quella parte di me che cerca l'amore,

scoprirai,

tutta la profondità di un sogno,

lasciato libero di librarsi in volo,

in mezzo ai respiri di gente come noi.

Ti accorgerai,

che le porte di un sorriso,

non si chiudono mai,

se le sai sottrarre,

alle spire insidiose dell'indifferenza.

 

di dare nuove idee al mondo,

ma il mondo si è ribellato,

e mi ha tramortito.

Ombre d'insofferenza,

mi sfidano a duello,

il destino mi spoglia di tutto,

dopo infiniti giri di giostra.

La nave dei pensieri,

più non trova un porto sicuro,

disposto ad accoglierla.

Appoggiato alla sedia,  

corroso dall'impotenza,

mi prostro all'ovvio ed al banale,

schegge di vetro finissimo,

che tagliano la mia sete di mete nuove.

Ho tentato

di mutare il mondo

ma la terra mi ha tolto il saluto.

Forse non tutti i fiori,

nascono per crescere.

 

 

da traiettorie d'odio,

sangue che sgorga copioso,

da una bocca non più bocca,

perchè  ha perduto

anche la voglia di gridare.

Ancora una volta,

i potenti hanno squarciato il velo,

con le loro armi di carta,

e il cuore d'argilla.

La vita

che schiudeva la sua corolla,

è ormai un fiore appassito,

il gambo sempre più corto,

colori che osservano indifferenti

la danza dei raggi del sole.

Tutto si muove confusamente

solo il fronte è sempre là,

immobile e perverso,

pronto per sparare nemici,

da destinare ad un fuoco di morte.

 

 

E' duro, insopportabile

è vera maledizione

consacrare i proprii giorni migliori.

al buio di questa miniera,

attendere disperati,

il calare della sera,

pensare

che con il misero stipendio ricevuto,

non puoi neppure regalare a tuo figlio,

quel giocattolo che sempre gli è piaciuto.

E' vita nuova, però,

quando torno a riabbracciare il sole,

comprendo che la speranza,

non si spegne nelle parole,

che anche un lavoro umile,

figlio della dignità,

svolto con coraggio e passione,

sa trasformarsi,

in un canto di libertà.

 

 

in una lettera macchiata di ipocrisia,

il tuo orgoglio 

ha squarciato i miei sentimenti.

Ridammi la luna che ti ho regalato

e il mare in cui abbiamo nuotato

baciandoci

al ritmo del volo dei gabbiani.

Giaci ora

tra le sue poderose braccia

come pezzo di carne inanimato

pronto ad essere stritolato

da denti avidi e insensibili.

Spero di avere un'altra vita,

per rivivere quei giorni,

alla faccia della tua sfrontatezza,

con i piedi sul tuo dolore.

salendo su una nuvola

decidesse in un respiro

di non ridiscendere sulla terra?

e se il tempo

rimuovendo i suoi confini

decidesse di scomparire dagli orologi?

E se le montagne,

inchinandosi al mare,

decidessero di vivere ai piedi della terra?

E se i pensieri,

uscendo dai nostri neuroni,

lasciassero la testa vuota

come una casa vetusta?

E se il silenzio,

decretando la propria inutilità

decidesse di regalare ai rumori

il tempo che la natura gli ha assegnato? 

Gli uomini

rincorrerebbero sempre lo stesso fantasma

della loro cosmica insoddisfazione

spargendo nel vento

l'inganno di essere felici.

Il distacco è consumato,

tra le nostre nudità 

gelide come mura abbandonate

indifferenti

come l'acqua che travolge le pianure.

Fanno a gara

nell'allontanarsi,

nel bruciare i ricordi.

con l'imperativo di evitarsi.

Ma è tutto qui,

il contenuto delle nostre promesse,

in fondo

ad un piatto di pasta di tre giorni

le cose non dicono più nulla, 

piantate in asso ormai

anche dall'indifferenza.

E' tempo perso,

guardarsi negli occhi,

detergersi le lacrime,

non è che un prolungare la follia

di questo nostro inquieto convivere.

Oltre la porta, il treno mi attende

ma in me non vi è un uomo

che in tutto s'arrende,

lasciami cercare un'altra volta,

la felicità.   

 

 

 

 

chi ha acquistato la mia esistenza

al mercato del nulla

dove tutto si svela

nel suo senso più autentico.

Spero

che tu riesca a comprendere

quei tagli sottili

che mi hanno lacerato gli anni

come colli di bottiglia. 

Non chiedermi,

chi di noi due stia percorrendo controvento

il torrente

che risucchia verso la malinconia

ho raccolto le lacrime

in una corolla di fiori

e ne ho fatto cibo per gatti 

non le rivedrai, 

non le spargerò

non mi annienterai, 

e adesso, vattene, 

sento il vomito salire, 

è l'ultima bottiglia di vino, 

bevuta per tuffarmi

tra le braccia dell'oblio. 

Se un uomo ti ama, 

sono io che ti amo, 

l'amore non ammette appartenenze

è vacuo opporre resistenze

a un corpo

che non ha la mia forma

ma possiede la mia stessa volontà

di renderti felice.

Ti chiamerò fiore, non puttana

con il mio pensiero

filtrerò in altre braccia,

e avrò così l'esatta misura, 

di tutto ciò che non riuscirei a donarti, 

nemmeno sbagliano tutto, 

nemmeno dando in pasto alle iene

la mia volontà.

In fondo, sono fortunato 

ti amo,

attraverso altre presenze

senza essere geloso 

di questo tuo donarti, 

ogni volta, 

e in modo differente. 

 

 

sembrava avere smarrito 

il senso dell'amore, 

con le mani tremanti protese verso l'alto 

come a volere intonare una preghiera,

gridava "Arturo"

ma Arturo non c'era. 

Ad un tratto,

scorse una nuvola camminare per l'urano,

sulla sua chioma

si posò una goccia di insolita dolcezza

la ragazza vide in lei,

la prima cosa che Arturo le donò.

E da quel giorno, 

ruppe i ponti

con la sua lacerante solitudine. 

Mise la goccia in un piccolo vaso 

e dieci giorni dopo nacque un fiore, 

lo carezzò,

e in esso scoprì,

la dolcezza del viso di Arturo.

L'amore non lascia mai soli. 

 

Scatti nervosi, imprevedibili, 

si disegnano precisi sul tuo volto teso, 

come corda prossima a spezzarsi. 

Insicuro e disorientato 

cammini tra la gente indifferente 

e ogni movimento circostante

dà benzina alle tue paure

finchè una mano ti stringe

e il gioco diventa più leggero, 

sul tuo tenero viso 

chiede strada un sorriso. 

Ma dietro di te, 

l'insicurezza e la paura non perdono fiato, 

rincorrono la tua vulnerabile anima,

e il sorriso si dilegua in un istante. 

Diventa pesante ricordo 

e mentre la gente procede distratta

sul tuo viso ricompaiono i nervi

e un tremore incontrollato di mani 

decreta la ripresa del dramma. 

la pelle devastata

dal sole traditore delle illusioni,

stretti nella morsa del vento

che ha finito di amare le loro vite, 

e le ha scaraventate

giù per il dirupo di un monte. 

Bambini, 

i cui anni han perduto il colore, 

o forse mai l'hanno avuto, 

che hanno visto il loro corpo infranto 

dall'orco cattivo vestito da uomo

ora nascondono il loro viso al cosmo 

chini a domandarsi 

se troveranno le energie 

per dimenticare e ricominciare. 

Bambini, 

come fragili zattere, 

inghiottite dai flutti di quel mare,

in cui immergono le loro esili mani, 

per ritrovare il gusto della vita. 

 

 

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