Ciro Iezza

Ci sono nelle mani  Le linee dei palazzi  Dentro al giorno,  Primavera,  Son stato amante,  quel banco di riviera
Nel nuovo dei visi Tutte le cose mi dicono Gloria all'esistenza, Scrivero' di te,    

 

Ci sono nelle mani

gli stessi solchi,

una mente che coglie le

stesse ragioni,

un gusto che sceglie

radici vicine,

discorsi animati

da parole ovvie.

Sicuro c'è un punto d'incontro,

tra strade spezzate,

attese e ritardi,

ci sono le cose che

ogni giorno trattiene,

in cui quel qualcuno

che vive,

son io che

ripasso la storia del mondo

                                

 

 II

Le linee dei palazzi

costringono,entro barriere,

le mie infrequenti occhiate,

poco oltre c'è il mare,

ma la distanza,

l'orlo dell'orizzonte,

il carro della nascita,

il vento del tramonto,

è un'utopia,

è immaginazione pura,

come un respiro

tra l'aria sulfurea

di ogni strada,

come guida

nelle nostre cognizioni perdute.

Un piccolo appunto mi

riesce di scrivere,

dove sosto a volte,

perchè la mia ricerca ha un senso,

tra i pini di una villa,

colgo la realtà  del mare,

la forza esitante della vita,

mi sorregge tra il creato

che distrugge

                         

 

      III

Dentro al giorno,

le ore,

fra esse una

è solo mia.

Dirglielo è un continuo

correre,

accorrere in un cerchio

che ritorna sempre,

ma sempre meno

dell'urgenza che lo vuole;

cancellerei la sua trascendenza 

da me,

umiliando quei nomi di

numeri inutili,

che combinano le fattezze

di quelle altre.

E' lei,

solo lei che desidero,

ma da sola non può venire,

gira incastonata

tra chi precede e chi segue,

a differenza di me

che invece inseguo

                                     

 

 III

Primavera,

progresso di forme,

l'evidenza del desiderio

supplisce,surroga

e poi affanna

la mia realtà monogama.

Fianchi,cosce,seni,

isole e porti

delle correnti del

materialismo pedestre,

son solo comparse

le cose che allontanano 

dai sensi,

come sotterfugi per l'attesa,

discostano sul lato opposto

quei pochi tempi da

clessidra impazzita.

Essere lesti non ha importanza,

la bramosia molesta

si confonde ad altro,

resta una durevole fragranza,

che rimane,si scioglie e

poi riprende.

                                    

 

   IV

Son stato amante,

entrato in quello stato,

ma piu' che viverlo,

fingerlo,

o forse,semplicemente,

vivendolo non l'ho avvertito,

specie tra le tante specie quotidiane,

........e poi il dopo,

quel dopo che sperpera,

nel vicinato e fino all'infinito,

le esalazioni della mancanza,

necessita' vincente,

necessita' gaudente nel 

mio occhio strabico di ricerca,

quando la mia calma è 

impeto di rincorsa,

il mio andarivieni tempo perso,

su un corso senza meta.

Son stato amante,

fuori dal bozzo colorato,

in maniera apprensiva ma 

poco visibile,

e quella passione che si vestiva 

di flebile sostanza,

ora in ogni senso

si perpetua    

 

                             I

sopra il prato,

stona.

Portategli il mare

o fatelo bruciare,

il paesaggio non merita

occhi estasiati da sopportazione.

In quanto a me,

so stare ancora qui

seduto,

ad incontrare incongruenze

nei cambi di stagione.

 

                                 II

c'è un che di dimenticato,

e quel che non era,

è l'alba di una scienza

passata

 

V

le parole si appresseranno,

e non dovro' cercare un senso

a quella folla.                                  Per Carolina


 

III

che ci sono angoli di terra spezzati,

dove la ragione fugge

e il cuore non esiste,

in cui grida e rumori abitano il silenzio,

sono la sua sostanza e

le donne partoriscono odio

da un amore che è stato vendetta.

L'oblio non ci manca,

quei nomi che dicono che ogni luogo è nel mondo

la loro verita' l'hanno perduta,

le loro parole?

ma le avranno mai dette?

Quante forme puo' avere l'indifferenza,

quante l'impotenza,

la terra è quella di ognuno,

dove se la ragione non fugge e il cuore resiste

è perchè ognuno e' il padre di se stesso.

 

IV

ai segni che si ripetono,

alle voglie che ritornano,

noi che siamo sensi

delle veglie,

in attesa crudele,

creduta nuova per

un ottuso modo d'essere.

Bambino,

Cosa ti abbiamo dato?

 

  

 

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