Bruno Macchiusi

 fiaba

Tu sabbia

Ti senti pavone o tacchino

Riflessioni

Ancora una volta

Fantasticamente ti amo

Romanticismo negato Eppure ce vòle

 

 

 

Eppure ce vòle

 

Tanto se parla

tanto se scrive

de giorno de notte

de Muse se vive

e nessuno s’azzarda

a toccà l’argomento

de quanno te scappa

ner peggio momento.

 

E’ ‘ntema diverso

‘ntema che scotta

o mejo che, puzza

quanno che sbotta

eppure ce vòle

te senti più mejo

te senti svotato

de tutto er bagajo.

 

Nun’arrossite

nu ‘nve scansate

pensate piuttosto

a quante ne fate

pure le monache

preti e scenziati

poeti, dottori

pezzenti e malati

 

quanno che fanno

quer rumorino

se senteno mejo

drento er pancino.

 

 

Fantasticamente ti amo

 

 

La spiaggia è deserta

 
tutto sembra morto
 
solo il dolce silenzio
 
crea un’atmosfera romantica.
 
La mia fantasia
 
corteggia la natura
 
immaginata come una donna
 
una donna meravigliosa.
 
Il mio dito
 
scrive parole d’amore
 
sulla fresca sabbia.
 
I miei occhi
 
rimangono affascinati, quasi delusi
 
da quel punto d’incontro del cielo e del mare
 
molto distante da me
 
dove vedo lei
 
il mio unico amore
 
raggiungibile solo con lo sguardo.
 

 

 

 

 

 

 

Romanticismo negato

 

Raccogli questa pioggia di capelli

e formane un nido dietro la nuca

ben tirati mi raccomando.

 

Ora sbottona l’aderente camicetta

che tiene prigioniero

quel prepotente seno sprovvisto di sostegno,

adoro vederlo vibrare.

 

Con le delicate tue dita

apri la lampo della gonna

e lasciala scivolare a terra

dolcemente.

 

Vedo con piacere

che ami coprire con arte

questa zona calda e proibita

così protetta è ancor più misteriosa

desiderabile.

 

Adesso togli le scarpe

dal tacco a spillo e . . .

lanciale alle tue spalle,

lontano.

 

Ora

sfila lentamente lo slip di seta nero

e adagialo sulle profumate lenzuola,

ecco, così.

 

Sei angelica sai?

no, non togliere gli occhiali

ti donano

hai un’aria, diversa.

 

L'amore è musica

il corpo le sue parole.

Peccato tu sia una canzone senza musica.

 

Tempo scaduto

devo andare

fuori c’è un tizio,

reclama il suo turno.

 

 

 

 

Riflessioni

 

 

Guarda queste ferite

amore

sono tue

guardale . . . guardale.

 

No, gli occhi non servono

ci vuole l’amore

e tu

ne hai?

 

mi ami ancora?

 

Ho dimenticato

il brivido delle carezze

ho perduto

il momento magico del bacio

ho raccolto

troppe spine di freddezza

 

esse mi hanno ferito.

 

 

 

 

 

 

 

Ancora una volta

 

 

Siamo soli

nella tua piccola stanza

una lampada

illumina appena i nostri volti

un disco suona per noi

per riempire il silenzio.

Qualche movimento insignificante

poi nulla

mi guardi fisso

non una parola

capisco, vuoi farlo ancora una volta.

Con gesti di esperienza

gli abiti

che coprono appena

il tuo corpo

dalle forme invidiabili

fai pian piano

cadere a terra.

Ora ti vedo affascinante

irresistibile.

Ecco, ti stendi sul letto

su quel morbido letto dei folli amori.

Copio i tuoi movimenti

mi avvicino al tuo caldo corpo

ed insieme

iniziamo ad abbandonarci

a quell’istinto infrenabile.

Il disco continua a suonare

e solo le dolci note

coprono l’ormai forte respiro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tu sabbia

 

 

Il piccolo uomo

in te trova svago

ti modella secondo la sua fantasia

ma il passante presuntuoso

distrugge il suo progetto.

Non puoi difenderti

non puoi parlare

non puoi fuggire.

Sei destinata allo sfruttamento

al piacere.

Buon uso di te fanno

ma anche dannoso

da te non dipende

sei solo uno strumento,

uno strumento di giochi

spesso sgraditi

da te forse condannati.

Chi sei dunque?

perché non parli?

Forse non lo vuoi

tu vedi come siamo

e hai paura del nostro mondo.

 

Ti senti pavone o tacchino?

 

 

La spavalderia del celibato

impallidisce

nel momento in cui

si rimane soli

di notte

chiusi in casa

senza avere alcuno

cui affidare le nostre paure

senza avere alcuno

cui raccontare la nostra rabbia

senza avere alcuno

cui offrire il nostro amore.

 

Mi chiedo

cosa sia mai

questo pavoneggiare

una coda inesistente.

La solitudine, a volte

può essere una condanna.

 

E’ la notte che angoscia

fa paura

ruba il sonno

obbliga a riflettere,

ed è proprio di notte

che il pavone

si accorge di essere tacchino,

magari per scelta

magari no.

Difficile mentire a se stessi.

 

Se solo ci fosse un bimbo

cui intonare una dolce nenia

per farlo addormentare

stringendo amorevolmente

la sua fragile manina

e dirgli a voce sommessa,

buona notte amore . . . sogni d’oro

. . . allora si

sarebbe come avere

una magnifica coda da mostrare

con invidiabile orgoglio,

l’orgoglio della vita

 

 

 

La proprietà letteraria è dell'autore. Ogni riproduzione è vietata.

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito