Andrea 

 

Un pomeriggio afoso  

 

Un pomeriggio afoso

 

Andrea era sola nella stanza. Faceva caldo. Molto caldo. Le persiane quasi completamente giu’ non bastavano ad asciugare il sudore che le colava dalla fronte. Di tanto in tanto un’anima pia passava a offrirle un sorso d’acqua, le detergeva il viso e controllava la situazione.

E Luca non arrivava.

Aveva bisogno delle sue carezze, della sua voce che l’avrebbe tranquillizzata aveva bisogno di vedere i suoi occhi attenti ed amorevoli.

Ma Luca quel giorno era  fuori citta’ per risolvere un problema urgente di lavoro,  non si aspettavano che sarebbe successo tanto presto.

Quando lo avevano avvertito aveva mollato tutto e ed era partito con la sua auto incurante dei limiti di velocita’

Non era molto distante, solo un centinaio di kilometri ma l’autostrada a quell’ora di punta  era affollata dal traffico delle macchine dei pendolari che tornavano a casa dal lavoro. Non aveva altra scelta se non quella di mettersi in coda ed aspettare in compagnia di mille sigarette e dell’ansia che gli stava procurando un buco allo stomaco.

Sperava che non accadesse tutto prima del suo arrivo.

Andrea cominciava ad essere stanca e quando il dolore glielo permetteva si abbandonava a qualche minuto di torpore e sognava.

Era sempre stata una sua caratteristica quella di riuscire a fare sogni molto lunghi durante brevissime pause di sonno.

Luca la prendeva spesso in giro per questo.

Abbracciati nel loro letto matrimoniale parlavano dei loro sogni,  delle loro speranze, dei loro problemi e Andrea, vinta dalla stanchezza accumulata durante il giorno, si appisolava per qualche istante per risvegliarsi subito dopo per raccontare a Luca le storie incredibilmente lunghe che aveva vissuto nel breve momento onirico.

I sogni che stava facendo adesso, nelle pause di dormiveglia erano legati alla storia della sua vita, era tutto un ripercorrere gli attimi piu’ importanti della sua esistenza fino a quella mattina quando il dolore l’aveva sorpresa per strada ed era stato necessario l’intervento di un ambulanza per trasportarla urgentemente nell’ospedale piu’ vicino dove adesso si trovava.

Si era leggermente appisolata quando la porta di quella minuscola ma accogliente cameretta d’ospedale si apri’ come spinta da un soffio di vento.

Strano perche’ era Agosto inoltrato e l’aria era pressoche’ immobile.

Tiro’ su la testa quanto riusci’ per cercare di capire da dove proveniva quella leggera brezza che le stava dando un po’ di sollievo.

Fu allora che vide entrare nella stanza una donna con un lungo camice bianco.

Andrea non capiva perche’ ma non riusciva ad associare l’immagine di quella donna alla figura di un medico.

Era la prima volta che la vedeva e a differenza di quelli che l’avevano visitata al suo arrivo in ospedale aveva un aspetto molto piu’ dolce e rilassato.

I suoi occhi profondi sembravano brillare in quell’ambiente semi-oscuro.

In piu’ c’era in lei qualcosa di familiare che non riusciva a spiegarsi dal momento che era convinta di non averla mai incontrata in precedenza

La donna le si avvicino’ proprio mentre la sofferenza ricominciava ad attanagliare le sue viscere, l’accarezzo’ dolcemente e le mormoro’ parole che il dolore non le consenti’ di capire distintamente.

L’ unica cosa che riusci’ a sentire bene fu una frase che la donna sussurro’ prima di allontanarsi per lasciare il suo posto a Luca che nel frattempo si era catapultato all’interno della stanza.

“Stai tranquilla cucciolo mio nulla e’ questo dolore al confronto della felicita’ che tra un po’ proverai” questo fu quanto le disse la donna chinandosi su di lei come se volesse accarezzarla ma senza sfiorarla minimamente.

Gli istanti che seguirono furono frenetici. Tutto successe molto in fretta e Luca era li vicino a sorreggerla moralmente e fisicamente.

Alex e Milena vennero alla luce senza alcun problema uno dopo l’altro e quando li ebbe adagiati sul ventre Andrea capi’ cos’era la felicita’.

Si volto’ verso le Luca che le teneva la mano e che non staccava gli occhi dalle due piccole creature e gli chiese chi fosse la donna che si trovava accanto al suo letto nel momento in cui lui era sopraggiunto.

Luca rispose con aria stupita che nella stanza al suo arrivo  non c’era assolutamente nessuno e scherzando le disse :”sara’ stato uno dei tuoi soliti lunghi sogni”.

Andrea annui’ e sorrise ma voltando lo sguardo verso il cielo mentalmente disse “Grazie mamma!”.

 

 

 

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