Alberto Mendolia

Albero Personificato Sera di Ossidiana

 

Albero Personificato

Radicato nel presente,
prosciugo nutrimento
per sognare un domani.
Le nubi calano il sipario
su questa ultima scena,
anche le vostre dive ancheggianti
abbandonano la loro compostezza,
i burattini si accalcano qua e là
ovunque possano essere dimenticati.
    Ma occhi di legno
    Sono incapaci di vedere
    Questo quadro aggravato.

Ossessioni decorano le mie fronde
con foglie scarlatte e arruffate.
Le mie forze mature cadono
e si spaccano al suolo.
Fuori, nella città
le vostre finte luci irrequiete
stuprano l´armonia di queste notti.
Il vento affilato grida il mio destino
in questo umido cielo bagnato.
    Ma orecchie di legno
    Sono incapaci di udire
    Queste riposte assopite.

Nella mia corteccia sciupata mi sento
come se non avessi mai mangiato
sono un corpo arido, sterile di emozioni.
Questa è la mia stanza buia
tra queste indefinite mura
è come se non avessi mai vissuto.
Fisso un punto e spengo i rumori,
cerco il silenzio per ascoltare
la flebile voce che batte nel torace.
       Ma un corpo di legno
       E´ incapace di sentire
       Queste emozioni dimenticate.

Sera di Ossidiana

Vibrazioni cantano le mie ore,
le ore dei giorni più slavati
come fiori di carta
che passano solo emozioni sterili.
E quando il sole insanguina il cielo
     La stella della luce che vedo
     È gia esplosa
     La luce della stella che vedo
     Arriva dal mio passato
Anche se Lei non è più
Anche se Lei non lo è mai stata
Io rivoglio indietro quel sapore
Che ardeva la mia bocca
Che dava vita ai giorni di carta.
Io voglio trovare in un altro volto
Le parole azzardate di uno sguardo
Più dense della verità.
Io voglio trovare in altre mani
Quello stesso brivido
Che strideva la pelle.
     La stella della luce che vedo
     È gia esplosa
     La luce della stella che vedo
     Torna dal mio passato
E ora alzo gli occhi al cielo.
Sera oscurata.
Sera di ossidiana
voglio amare

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Radicato nel presente,
prosciugo nutrimento
per sognare un domani.
Le nubi calano il sipario
su questa ultima scena,
anche le vostre dive ancheggianti
abbandonano la loro compostezza,
i burattini si accalcano qua e là
ovunque possano essere dimenticati.
    Ma occhi di legno
    Sono incapaci di vedere
    Questo quadro aggravato.

Ossessioni decorano le mie fronde
con foglie scarlatte e arruffate.
Le mie forze mature cadono
e si spaccano al suolo.
Fuori, nella città
le vostre finte luci irrequiete
stuprano l´armonia di queste notti.
Il vento affilato grida il mio destino
in questo umido cielo bagnato.
    Ma orecchie di legno
    Sono incapaci di udire
    Queste riposte assopite.

Nella mia corteccia sciupata mi sento
come se non avessi mai mangiato
sono un corpo arido, sterile di emozioni.
Questa è la mia stanza buia
tra queste indefinite mura
è come se non avessi mai vissuto.
Fisso un punto e spengo i rumori,
cerco il silenzio per ascoltare
la flebile voce che batte nel torace.
       Ma un corpo di legno
       E´ incapace di sentire
       Queste emozioni dimenticate.

Sera di Ossidiana

Vibrazioni cantano le mie ore,
le ore dei giorni più slavati
come fiori di carta
che passano solo emozioni sterili.
E quando il sole insanguina il cielo
     La stella della luce che vedo
     È gia esplosa
     La luce della stella che vedo
     Arriva dal mio passato
Anche se Lei non è più
Anche se Lei non lo è mai stata
Io rivoglio indietro quel sapore
Che ardeva la mia bocca
Che dava vita ai giorni di carta.
Io voglio trovare in un altro volto
Le parole azzardate di uno sguardo
Più dense della verità.
Io voglio trovare in altre mani
Quello stesso brivido
Che strideva la pelle.
     La stella della luce che vedo
     È gia esplosa
     La luce della stella che vedo
     Torna dal mio passato
E ora alzo gli occhi al cielo.
Sera oscurata.
Sera di ossidiana
voglio amare

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